Scandalo nell’alta moda a Milano: commissariata per caporalato la Giorgio Armani | VIDEO

Shock a Milano per una delle aziende che porta la moda italiana nel mondo. Fenomeni di sfruttamento lavorativo alla Giorgio Armani

Se avete mai messo da parte i soldi per poter acquistare quel prodotto Giorgio Armani che volevate da tanto tempo, oggi potreste guardarlo con occhi molto diversi da quelli sognanti con cui l’avete desiderato per anni. La Giorgio Armani Operations spa, infatti, è stata sottoposta ad amministrazione giudiziaria su volontà della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano: ecco qual è il problema.

Commissariata la Giorgio Armani
Commissariata la Giorgio Armani: accuse di caporalato (milano.cityrumors.it / ansafoto)

L’inchiesta è nata su volontà dei pm Paolo Storari e Luisa Baima Bollone, in collaborazione con i Carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro (Nil). Ciò che gli inquirenti presupponevano è che la Giorgio Armani Operations spa, che si occupa di progettare e produrre gli accessori e l’abbigliamento del gruppo, non facesse abbastanza per prevenire e ridurre i fenomeni dello sfruttamento lavorativo nell’ambito della produzione dei propri prodotti: ecco cos’è emerso dalle ispezioni.

Leggi anche – Milano, si riunivano al cimitero per organizzare le rapine. Sgomitata banda di ladri

Leggi anche – Giallo sulla coppia trovata morta in casa: spunta la pista del duplice omicidio

Opifici abusivi e manodopera cinese in nero

I Nil hanno quindi eseguito alcune ispezioni all’interno degli stabilimenti produttivi della Giorgio Armani Operations Spa, che hanno portato alla denuncia di nove lavoratori non in regola e ad ammende per oltre 80 mila euro, con sanzioni di più di 60 mila euro. Quattro imprenditori cinesi, titolari delle aziende sospese e multate, sono stati poi deferiti in stato di libertà a vario titolo.

Commissariata la Giorgio Armani
Commissariata la Giorgio Armani: accuse di caporalato (milano.cityrumors.it / asnafoto)

Il decreto di amministrazione giudiziaria è stato eseguito dai militari del Nil venerdì mattina: il motivo è da ricercare nella mancata messa in atto di misure volte alla tutela dei lavoratori e alla verifica delle loro condizioni di lavoro. In maniera colposa, quindi, il colosso della moda milanese avrebbe agevolato imprenditori che a loro volta sfruttavano il caporalato: secondo l’indagine, questo è in parte stato causato dalla decisione di esternalizzare tutti i processi di produzione di vestiti e accessori.

L’esternalizzazione dei lavori e la nascita del caporalato

La Giorgio Armani Operations spa è l’azienda tramite la quale il colosso di moda affida la produzione dei propri prodotti a società terze. Le aziende fornitrici, però, per competere sul mercato esternalizzano a loro volta le commesse ad altri opifici cinesi. Questi, situati tra Milano e Bergamo, abbattono i costi impiegando manodopera irregolare e clandestina e facendo lavorare i propri operai in condizione di sfruttamento. I Nil hanno quindi riscontrato irregolarità nelle retribuzioni, nella gestione degli orari di lavoro, delle pause e delle ferie e quindi un sistema generale volto all’abbattimento dei costi e alla massimizzazione dei profitti.

I lavoratori identificati nei quattro stabilimenti sono in totale 29: 12 erano completamente senza alcun contratto e 9 senza documenti per soggiornare in Italia. Da segnalare, inoltre, mancanze per quanto riguarda la sicurezza degli operai: gli stessi non solo lavoravano in quegli stabilimenti ma ci vivevano anche poiché, sempre lì, erano stati realizzati dei dormitori abusivi e con tremende condizioni igieniche.

Gestione cookie