Ad un anno dalla tragedia del ragazzo morto sul motorino dopo un lungo inseguimento nelle strade milanesi si è giunta a una conclusioni nelle indagini
Una notte che tutti ricordano. Una sera dove purtroppo è morto un giovane ragazzo che scappava dalle forze dell’ordine. Una notte che tanti vorrebbero dimenticare, ma non la Procura di Milano che dopo un anno ha chiuso le indagini su quanto è avvenuto e ha preso delle decisioni che pochi si aspettavano.

I magistrati milanesi, per l’ennesima volta hanno chiuso le indagini e preso alcune decisioni che hanno sorpreso anche perché sono drastiche e delicate. Una scelta fatta anche in vista della richiesta di processo per omicidio stradale a carico di Fares Bouzidi, l’altro ragazzo che portava lo scooter e non si è fermato allo stop dei carabinieri.
L’altro indagato è un carabiniere che era alla guida dell’ultima macchina inseguitrice e la sua posizione è stata messa in relazione alla morte di Ramy Elgami, il ragazzo che è morto ed era seduto dietro al TMax, che si è schiantato dopo che l’inseguimento era terminato con una fuga durata per ben otto chilometri. Quello che ha destato stupore sono le decisioni che sono state prese dalla Procura anche per quanto è avvenuto dal giorno dopo dell’incidente.
Sei carabinieri accusati per depistaggio e falso
Alla conclusioni delle nuove indagini portate avanti dalla Procura milanese figurano anche altri sei militari indagati e con diverse accuse gravi come favoreggiamento e depistaggio per la cancellazione di video e perfino file di testimoni. Ma non solo. Alcuni di loro sono anche indagati per aver fornito false informazioni ai pm ma anche falso ideologico sul verbale d’arresto per resistenza di Bouzidi.
Questa accusa e questo capo d’imputazione riguarda anche il carabinieri che portava la macchina durante l’inseguimento ed è anche accusato di grave lesioni nei confronti di Bouzidi per l’incidente. Una serie di decisioni che stanno facendo discutere, e anche tanto. Da non dimenticare che la morte del giovane Ramy, in quei giorni, ha creato parecchio malumore tra i ragazzi della comunità e anche tra i giovani milanesi. In tanti andarono a manifestare contro le forze dell’ordine.

Una storia brutta e piena di dubbi, soprattutto tra le forze dell’ordine che non hanno fatto una grande figura anzi pessima da quello che sta venendo fuori dalla Procura di Milano. Basti pensare che nel verbale d’arresto per resistenza a pubblico ufficiale contro Fares Bouzidi, quattro militari che firmarono quel provvedimento, secondo quanto riportato dai magistrati che hanno svolto le indagini, avrebbero commesso un falso ideologico poiché non hanno “menzionato l’urto tra i mezzi coinvolti“, mettendo che il ragazzo e lo scooter erano “scivolati”. Non hanno nemmeno scritto a verbale, ed è la cosa più grave, la presenza di un testimone oculare che avrebbe visto tutto.





