Addio a Maria Bianca Cita Sironi, tra le prime a spiegare il cambiamento climatico

È scomparsa a 99 anni Maria Bianca Cita Sironi, una delle più importanti studiose di geologia e paleontologia marina

Si è spenta a 99 anni Maria Bianca Cita Sironi, figura centrale nello studio della geologia e della paleontologia marina tra le più influenti a livello internazionale.

Maria Bianca Cita Sironi
Maria Bianca Cita Sironi è scomparsa a 99 anni, una vita di ricerche e di studi nella geologia – Credits SGI (milano.cityrumors.it)

Una carriera la sua segnata da numerosi successi e primati. Maria Bianca Cita Sironi fu la prima donna a presiedere la Società Geologica Italiana ma anche la prima italiana a partecipare a spedizioni oceanografiche di rilievo.

Maria Bianca Cita Sironi, chi era

Maria Bianca Cita Sironi è stata una delle figure più eminenti nel campo della geologia italiana e internazionale. Nata a Milano nel 1924, scompare a poche settimane dal suo centesimo compleanno che avrebbe festeggiato il 12 settembre.

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La scienziata ha iniziato i suoi studi in Scienze Naturali all’Università Statale di Milano, dove si è laureata nel 1947. In quegli anni, la geologia era ancora un campo emergente in Italia, e Cita Sironi ha dimostrato sin da subito una grande passione e una dedizione davvero speciale per lo studio dei processi geologici iniziando un percorso che non avrebbe più abbandonato.

La sua tesi di laurea, che trattava la micropaleontologia del Pliocene, mostrava già una propensione per la ricerca dettagliata e innovativa, caratteristiche che avrebbero segnato tutta la sua carriera.

Dopo la laurea

Dopo la laurea, Maria Bianca Cita Sironi ha iniziato a lavorare come assistente presso l’Istituto di Geologia dell’Università di Milano, sotto la guida di illustri professori come Felice Ippolito e Piero Leonardi. Fu in questo periodo che sviluppò un interesse particolare per la geologia marina, un campo ancora poco esplorato in Italia. Le sue prime ricerche si concentrarono sui sedimenti marini e sulla loro importanza per comprendere la storia geologica del Mediterraneo.

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Uno dei maggiori contributi di Maria Bianca Cita Sironi è stato proprio quello allo studio della geologia marina, in particolare nella comprensione dei sedimenti marini e dei loro processi di deposizione. La sua ricerca ha rivoluzionato la nostra comprensione delle dinamiche oceaniche e dei cicli climatici, in particolare attraverso l’analisi dei sedimenti del fondo marino. Si può dire senza dubbio che i suoi studi furono una delle dimostrazioni più certe e accurate di cambiamenti climatici dimostrati dagli strati gelogici evidenziati dalla crosta terrestre nel corso degli ultimi sei milioni di anni…

Spedizioni e ricerche

Negli anni ’60 e ’70, Maria Bianca Cita Sironi ha partecipato a numerose campagne oceanografiche, che l’hanno portata a esplorare i fondali marini del Mediterraneo, dell’Oceano Atlantico e dell’Oceano Pacifico. Durante queste spedizioni, ha raccolto campioni di sedimenti che hanno permesso di ricostruire la storia climatica e geologica di queste aree con un dettaglio senza precedenti.

Il suo lavoro sui sedimenti marini del Mediterraneo è stato particolarmente innovativo. Ha dimostrato come i sedimenti possano rivelare informazioni cruciali sui cambiamenti climatici passati, compresi i periodi di glaciazione e interglaciazione. Questo tipo di ricerca è diventato fondamentale per comprendere le dinamiche dei cambiamenti climatici globali, fornendo un contesto storico essenziale per le discussioni moderne sul riscaldamento globale.

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Uno dei risultati più celebri di Maria Bianca Cita Sironi è stato il suo lavoro sulla Crisi di Salinità del Messiniano, un evento geologico che ha avuto luogo quasi sei milioni di anni fa, quando il Mediterraneo si è quasi completamente prosciugato a causa della chiusura dello stretto di Gibilterra. Un evento catastrofico che ha portato alla deposizione di enormi quantità di sali evaporitici sul fondo del Mediterraneo.

La spedizione nell’Atlantico

Il suo ruolo fu fondamentale chiave nella comprensione di questo evento. Attraverso l’analisi dei sedimenti raccolti durante diverse spedizioni con scavi sempre più profondi e precisi, il suo studio ha contribuito a definire con precisione la cronologia della crisi e a comprendere i meccanismi che hanno portato alla sua risoluzione, quando lo stretto di Gibilterra si è riaperto, permettendo nuovamente l’ingresso dell’acqua atlantica e riempiendo il bacino del Mediterraneo così come lo conosciamo oggi.

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Una delle sue spedizioni più significative fu quella con del 1968 con la nave di perforazione Glomar Challenger nell’ambito del Deep Sea Drilling Project (DSDP), un progetto che contribuì a confermare la teoria dell’espansione dei fondali oceanici nell’Atlantico centrale. Grazie alla sua partecipazione, Maria Bianca Cita Sironi contribuì anche alla teoria del disseccamento del Mediterraneo durante la crisi di salinità del Messiniano, confermando l’esistenza di un ambiente marino profondo immediatamente dopo la fine della crisi.

Maria Bianca Cita Sironi
Una immagine recente della scienziata Maria Bianca Cita Sironi – Credits SGI (milano.cityrumors.it)

Maria Bianca Cita Sironi, docente e ricercatrice

Docente emerita dell’Università degli Studi di Milano, Maria Bianca Cita Sironi ricoprì numerosi incarichi accademici, insegnando Micropaleontologia, Geologia e Geologia Marina. Oltre a ciò, si distinse nella didattica e nella promozione della ricerca italiana in ambito internazionale. Fu promotrice dell’ingresso dell’Italia nel programma di esplorazione oceanica ODP (Ocean Drilling Program) e organizzò numerose spedizioni nel Mediterraneo, durante le quali collaborò con scienziati di fama mondiale, formando intere generazioni di geologi.

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Maria Bianca Cita Sironi non solo guidò importanti progetti internazionali, ma contribuì anche allo sviluppo della stratigrafia in Italia, divenendo una delle maggiori esperte a livello mondiale. Le sue ricerche sulla zonazione dei foraminiferi planctonici permisero di applicare gli standard stratigrafici globali alle formazioni italiane e mediterranee, trasformando tali studi in modelli di riferimento per l’intervallo Cretacico Inferiore – Attuale.

Il sottomarino Alvin

Verso la fine degli anni ’70, l’interesse della scienziata per la geologia marina si consolidò ulteriormente con la partecipazione a crociere a bordo del sottomarino Alvin, che portarono a significative scoperte sull’evoluzione dei margini continentali passivi. Questo periodo vide anche la sua direzione di diverse spedizioni organizzate dal CNR nel Mediterraneo orientale, che contribuirono in modo decisivo alla comprensione dell’evoluzione geologica della regione.

La sua attività scientifica è testimoniata da oltre 300 pubblicazioni di rilievo, con un h-index di 37 e più di 5500 citazioni. La sua influenza è ancora oggi evidente nei numerosi studenti e colleghi che ha formato e ispirato, molti dei quali occupano oggi posizioni di rilievo in università e istituti di ricerca in tutto il mondo.

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