Le sono contestate delle operazioni commerciali dal valore di circa 10 milioni di euro, tra cui la compravendita di tre Ferrari
Nata a Milano nel 1963, Irene Pivetti è una conduttrice televisiva e una politica militante per molti anni nella Lega Nord e Presidente della Camera nel 1994 che, negli ultimi anni, è finita sulle prime pagine dei quotidiani nazionali a causa di alcuni procedimenti giudiziari che la vedono coinvolta in prima persona. Nelle ultime ore, in merito a questi si è espressa anche la Procura di Milano, che chiede per lei la condanna a 4 anni.
L’accusa è quella di autoriciclaggio ed evasione fiscale per alcune operazioni commerciali dal valore di circa 10 milioni di euro, tra cui la compravendita di tre Ferrari Granturismo che, secondo chi la accusa, sarebbe servita per riciclare dei soldi provenienti da illeciti fiscali. Ecco però il dettaglio.
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L’inizio delle indagini
Tutto inizia nell’aprile del 2020, in piena pandemia di Covid-19, quando la Guardia di Finanza sequestra mezzo milione di mascherine importate dalla Only Logistic dalla Cina. L’azienda è di proprietà di Irene Pivetti e il sequestro è avvenuto sulla base delle inchieste aperte dalle procure di Imperia, Roma, Siracusa e Savona: il motivo del ritiro è la scarsa qualità delle mascherine stesse. Durante le indagini, gli inquirenti risalgono a quattro fatture emesse dalla sua società alla Protezione Civile per la cessione di un numero di mascherine equivalente a un guadagno di più di 25 milioni di euro.
Per questo motivo, quindi, dai conti correnti della società vengono bloccati 1.500.000 euro e Irene Pivetti, con altre quattro persone, viene indagata per falso ideologico, frode in commercio, ricettazione, fornitura di prodotti non conformi in base al Testo unico per la sicurezza, violazione di dazi doganali, evasione dell’Iva e frode in commercio.
La richiesta di condanna
A distanza di quattro anni, la Procura chiede quindi la condanna a 4 anni per Irene Pivetti e per altri tre imputati. Durante le indagini, Irene Pivetti si è avvalsa della facoltà di non rispondere e in aula ha respinto tutte le accuse, offrendo una “ricostruzione confusa” secondo quanto riferito dal pm Giovanni Tarzia. Nei confronti dell’ex parlamentare, comunque, la Cassazione già due anni fa aveva confermato un sequestro da circa 3.5 milioni di euro.