Per il 18enne Michele Di Rosa e il 24enne Alex Baiocco, accusati di aver teso un cavo di acciaio in strada a Milano cade l’accusa di strage e ricettazione. La richieste del legale di Di Rosa al Gup
Fortunatamente quella notte tra il 3 e il 4 gennaio scorsi in viale Toscana a Milano, la “bravata” dei due giovani ragazzi, il 24enne Alex Baiocco e l’amico 18enne Michele Di Rosa, insieme ad un terzo complice, non ha portato a nessun ferimento. Ma quel cavo d’acciaio teso in mezzo alla strada poteva provocare una vera e propria strage soprattutto ciclisti e motociclisti.
Dopo il fatto, i due giovani sono stati fermati con l’accusa di tentata strage e il pm Enrico Pavone aveva chiesto il processo immediato. A quel punto il più grande dei due autori, Alex Baiocco, già con piccoli precedenti alle spalle, tramite i suoi legali, ha chiesto l’abbreviato in modo da avere uno sconto di un terzo della pena. Mentre, il 18enne Michele Di Rosa, incensurato, tramite i suoi legali ha chiesto il patteggiamento della pena.
Le sorti dei due amici
La richiesta avanzata dai legali di Michele Di Rosa per il loro assistito al Giudice per le indagini preliminari è il patteggiamento della pena a due anni e mezzo. La richiesta presentata potrà essere accettata o respinta dal Gup Sonia Mancini il 16 maggio, giorno dell’udienza preliminare.
Nel caso in cui il gup respinga la richiesta di patteggiamento si partirà con il processo che, molto probabilmente, sarà in abbreviato. I due autori che la notte tra il 3 e il 4 gennaio scorsi hanno teso il cavo di acciaio in viale Toscana a Milano, nei riti alternativi, salteranno l’udienza preliminare, essendo, fra l’altro, reo confessi.
Al momento il 24enne Alex Baiocco è rinchiuso nel carcere di San Vittore; mentre il 18enne Michele Di Rosa è agli arresti domiciliari dallo scorso gennaio. Ora la parola spetta al giudice che deciderà le sorti dei due “amici annoiati“. Infine, per quanto riguarda il terzo complice, un minore di 17 anni con problemi psichiatrici, attualmente ricoverato in una clinica, se ne occuperà invece la Procura dei Minori.
L’idea stupida di Baiocco
Secondo la ricostruzione di quella notte del 4 gennaio intorno alle 2 della mattina, il gruppetto di 3 amici, annoiati, avevano decisero di tendere un cavo d’acciaio, ad altezza uomo, ancorandolo al corrimano della pensilina dell’autobus e ad un palo della segnaletica in viale Toscana, mettendo così in serio pericolo l’incolumità dei passanti, soprattutto motociclisti e ciclisti, che solo per pura fortuna evitarono di essere decapitati.
Nel suo provvedimento, il gip ritenne il gesto dei tre ragazzi “assurdo”. Il 24enne Baiocco, durante la sua confessione aveva parlato di una “idea stupida” venuta a lui e agli amici in un momento di noia. Avevano bevuto, racconta il 24enne e quando hanno tirato la fune “eravamo molto scherzosi, continuavamo a ridere, io ho ritenuto di seguire il gruppo. Non mi sono reso conto che qualcuno si poteva fare male in quel momento”.
Com riporta anche il Giorno, Baiocco poi continua e nella sua confessione conclude dicendo: “Io stavo come facendo il pagliaccio per assecondare i miei amici, per farli ridere, per passarci una serata in modo più allegro. Non c’era un’altezza prestabilita alla quale intendevamo mettere il cavo, in generale non c’è stata una programmazione della cosa, ma solo un “dai, prendi il cavo e tiralo”. Lo abbiamo fatto, non lo so nemmeno io perché, sì perché eravamo annoiati”.
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Caduta l’accusa di strage
Anche il 18enne Michele Di Rosa ha ammesso le sue responsabilità dicendosi pentito per il gesto compiuto quella notte. I due risponderanno del reato di “blocco stradale”. Mentre l’accusa di strage è caduta, perché richiede il dolo specifico. Così come è caduta anche l’accusa di ricettazione.
Il cavo di acciaio era stato rubato da un cantiere non lontano dal quartiere di Porta Romana. Il24enne si è detto unico responsabile del furto, ma non risponderà del reato che è procedibile solo su denuncia di parte. Denuncia che l’impresa edile al quale è stato sottratto il cavo non ha formalizzato la querela in tribunale.