Respinta ogni accusa di tortura da parte di due agenti del Beccaria, in udienza al Tribunale del Riesame proprio oggi: ecco le loro parole
Pochi giorni fa, Milano è stata sconvolta dalla notizia dei presunti maltrattamenti e abusi perpetrati dagli agenti nei confronti dei detenuti del carcere minorile Beccaria della città. Tredici sono stati gli agenti arrestati per questo motivo e otto sono invece stati sospesi. L’indagine, iniziata dalla Procura di Milano nel 2022, ha portato alla luce reiterate violenze nei confronti di alcuni detenuti minorenni: ecco però le parole degli agenti accusati.
Le accuse sono pesanti. Si parla infatti di maltrattamento a danno di minore mediante omissione, quindi non impedendo che i colleghi portassero avanti condotte violente nei confronti dei detenuti pur conoscendo la realtà della situazione. A gravare ulteriormente sulle spalle degli agenti anche la minorata difesa delle vittime e l’abuso di potere, nonché il concorso nel reato di tortura anche mediante omissione.
Citati come aggravante anche i futili motivi, il concorso nel reato di falso ideologico e, per quanto riguarda uno specifico agente, c’è anche l’accusa di tentata violenza sessuale ne confronti di un detenuto. Nelle ultime ore, però, due accusati hanno parlato: ecco la loro versione.
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La strada della legittima difesa
Oggi in udienza al Tribunale del Riesame per le misure cautelari, due agenti accusati dei maltrattamenti nei confronti dei detenuti minorenni del Beccaria hanno fatto sapere tramite i loro avvocati che rifiutano con forza l’accusa e che ciò che hanno fatto è stato solo per legittima difesa. Uno dei due è un 33enne che lavorava all’Istituto penitenziario minorile di Milano dal 2019: a lui vengono contestati diversi episodi di violenza, che però nega e respinge negando che siano esistiti e, se mai fossero veramente successi, motivandoli come legittima difesa. A difenderlo ci sono Emanuele De Paola e Leonardo Pugliese, che hanno chiesto la misura dei domiciliari.
Il secondo agente, invece, ha 27 anni e si trova già ai domiciliari per decisione della gip Stefania Donadeo. Questo è accusato di maltrattamenti e di torture in un singolo episodio, da lui contestato: secondo la difesa si tratterebbe al massimo di lesioni e di certo non di tortura. Senza un certificato medico che stabilisca l’entità delle ferite subite dal detenuto, però, non si potrebbe parlare di altro se non di percosse, fatto che determinerebbe una pena senza misura cautelare e sotto i quattro anni. Per questo motivo, nel suo caso è stata chiesa la revoca degli arresti domiciliari.
Le testimonianze
A pesare ulteriormente sulle spalle degli agenti indagati, però, ci sarebbero anche le testimonianze rese da alcuni detenuti alle autorità e, in parte, diffuse anche dalla stampa italiana. Le violenze, perpetrate dal 2022 e compiute soprattutto nelle aree prive di videosorveglianza, erano sia fisiche che psicologiche e consistevano in calci, pugni e frustate, nonché minacce e insulti anche razzisti.
“Dalla bocca perdevo sangue, piangevo perché mi hanno dato tante botte. Quella notte non ho dormito, mi facevano male le costole, i denti, la testa. Mi hanno detto: ritira la denuncia o avrai problemi” ha detto uno dei detenuti alle autorità.