Le accuse nei confronti della multinazionale americana sono sempre più imbarazzanti anche perché i magistrati milanesi non mollano
Una storia che fa rumore. Non è solo una situazione legata a controlli fiscali o a merce particolare, il problema è che c’è un nome altisonante che si è messo nei guai per cercare di aggirare le norme doganali e pratiche di commercio. Ora resta solo da capire, ed è quello a cui sta lavorando la magistratura milanese, se Amazon sapesse o meno ogni cosa nel dettaglio.

Quello che sta emergendo è che il colosso americano trasportava e faceva entrare in Italia prodotti dalla Cina, che andavano dai telefonini ai giocattoli e a qualsiasi altro genere, pare anche medicinali legati alla cosmetica, che non pagavano i dazi doganali e che quindi erano totalmente invisibili al Fisco italiano. Una stortura gigantesca che vale milioni e milioni di euro anzi, per l’esattezza circa 3 miliardi di euro da riconoscere all’Agenzia delle Entrate.
Una storia che riguarda la sede di Milano, gigantesca e che smista in tutta Italia, che sta coinvolgendo anche il Governo che, naturalmente, vuole vederci chiaro, a maggior ragione se si tratta di Amazon e dell’amico Bezos. E su questo i magistrati vanno fino in fondo, tanto che l’indagine della procura di Milano, condotta dai pm Elio Ramondini e anche dalla Guardia di finanza di Monza, dove viene contestato anche il reato di contrabbando per aver “movimentato” in Italia migliaia di prodotti sconosciuti al Fisco. Ma non è tutto.
I magistrati cercano collegamenti con Amazon
I pm milanesi hanno messo sotto torchio e sotto indagine oltre 70 venditori che usano il marchio di Amazon per vendere la merce e che la multinazionale dava a loro disponibilità di “negozio” per trasportare e soprattutto vendere i prodotti. E quello che sta emergendo è che si tratterebbe per lo più di prestanome, ossia di persona e soggetti che sono sconosciuti che trafficherebbe e si nasconderebbero a società cinesi per spedire e far entrare la nel nostro Paese.
Un meccanismo che sta portando avanti l’attacco da parte della Procura che, a questo punto, cerca dei collegamenti con quanto sta avvenendo direttamente con Amazon che se dovessero essere provati, creerebbero più di un certo imbarazzo a livello non tanto e solo locale, legato a Milano, ma nazionale. C’è da dire che nei confronti del colosso americano c’è la l’accusa di una presunta evasione fiscale, per quel che riguarda il resto per ora il fascicolo è ancora contro ignoti.

Per quel che riguarda gli atti dell’indagine e le accuse da parte della Procura milanese sono spiegati nella notifica che è stata fatta con “gli accertamenti svolti che hanno evidenziato che i predetti negozi risultano commercializzare prodotti di origine extracomunitaria provenienti dai medesimi produttori (cinesi, ndr) e non risultano presentare le dichiarazioni fiscali, nè aver eseguito acquisti di beni in Italia ovvero operazioni di importazione o acquisti intracomunitari che possano giustificare la presenza in Italia, e in particolar modo nei magazzini gestiti da Amazon, dei beni commercializzati”.





