Un’intera squadra delle Fiamme Gialle si è recata all’improvviso in uno dei posti più importanti in Italia del colosso americano: cosa succede
Un’accusa grave. Di quelle che farebbero impallidire e rabbrividire chiunque, figuriamoci una multinazionale famosa in tutto il mondo, probabilmente la più famosa insieme alla Coca-Cola, soprattutto se si tratta di trasportare merci in tutto il pianeta.

Amazon è nei guai con il Fisco italiano e la cosa più bizzarra di tutte è che tutto nasce da un blitz della Finanza in una delle sedi più importanti del nostro paese che è alle porte di Milano. Una vera e propria “improvvisata” che ha creato non qualche problema a chi in quel momento si è visto arrivare almeno una decina di macchine delle Fiamme Gialle.
Un blitz in grande stile, ma non certo per creare effetto nella sede di Amazon a Milano e in un polo logistico a Cividate, in provincia di Bergamo. Era tutto coordinato e previsto da tempo, con i militari delle Fiamme Gialle che, da quanto si apprende e pare da quanto avrebbero appurato nel corso d’indagini in questi mesi e poi confermate direttamente sul posto dopo accurati e meticolosi controlli, indagano per contrabbando, tanto che nella giornata odierna del 24 novembre hanno sequestrato oltre cinquemila prodotti che arrivano da paesi che non fanno parte della Comunità Europea.
L’accusa ad Amazon è clamorosa: contrabbando
La maggior parte dei prodotti che sono sotto sequestro pare che provengano dalla Cina, tanto che la Procura di Milano, che sta indagando da mesi su questa situazione, contesta al colosso americano una presunta evasione fiscale da 1 miliardo e 200 milioni di euro con la possibilità che si vada oltre i 3 inclusi gli interessi e le multe che si sarebbero sovrapposte in questo periodo.
Secondo i pm milanesi ad andare sotto accusa sarebbe l’algoritmo di Amazon, anche perché l’ipotesi investigativa è che Amazon mette in vendita sul sito italiano prodotti di venditori extra-europei e su quella merce non pagherebbe l’Iva al 22% che, in realtà, è dovuta dal venditore extraeuropeo. E se si dimostra essere in questo modo, Amazon così non si sottoporrebbe agli obblighi fiscali vigenti, da qui l’accusa di contrabbando. E quello che emerge è che se dovesse essere confermata l’accusa al solo polo milanese, si potrebbe estendere al resto d’Italia, tanto che alcune procure a riguardo starebbero già pronte ai controlli di rito.

Si sta verificando anche se ci sarebbero stati alcuni accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate che avrebbero proposto al colosso americano di poter chiudere la situazione con 600 milioni di euro e non 3 miliardi.
Da questo punto di vista qualche settimana fa, a tal proposito, ci sarebbe stato un incontro tra il procuratore capo Marcello Viola e il viceministro dell’Economia Maurizio Leo e alla fine si sarebbe trovata questa soluzione per Amazon che a breve dovrà rispondere anche se a tremare è il resto d’Italia, sempre se dovesse essere confermata tutta questa situazione sulla quale si stanno facendo le opportune verifiche.





