I lavori devono ancora essere terminati e a meno di cento giorni non c’è la sicurezza du un impianto in particolare, l’allarme è serio
L’attacco è di quelli clamorosi. Per come è stato lanciato non è solo un monito ma sembra quasi una presa in giro quella che ha fatto il New York Post a Milano-Cortina. Un’accusa grave che, tra le altre cose, nemmeno è stata poi così tanto smentita. Insomma, un fondo di verità sembra esserci almeno per come stanno le cose.

Mentre la gente scalpita e l’organizzazione freme per l’inizio delle Olimpiadi di Milano-Cortina con diversi lavori che si stanno ultimando, tanto che si sta facendo tutto in fretta e furia e a volte questo genere di cose, soprattutto verso l’inizio dell’evento non è che sia tanto positivo, basta vedere quanto è accaduto a Parigi nemmeno un anno fa.
Ma quello che rimbalza dagli Usa è che secondo il quotidiano americano, non ci sarebbe “alcun piano B“ qualora l’impianto di hockey “non sarà pronto in tempo per le Olimpiadi invernali del 2026”. E l’avvertimento, con tanto di dettagli e interviste anche a personaggi che gravitano attorno ai lavori non è che smentiscano più di tanto questo scenario. Dal comitato di Milano Cortina si tende ad ammorbidire la situazione ma lo schiaffo morale è evidente e arriva direttamente da un articolo del New York Post che parla di ritardi nei lavori per la costruzione dell’Arena Santa Giulia.
Lo stadio di hockey è in grave ritardo
Secondo il giornale ci sarebbe il grandi rischio di non chiudere per tempo lo stadio che ospiterà la nazionale Usa per le gare di hockey su ghiaccio, per un evento a cui mancano poco più di due mesi. Secondo il giornale statunitense, l’arena che ospiterà le partite di hockey rischia di non essere pronta in tempo per le gare.
Ma la cosa più rilevante, sottolineano, non sono i ritardi ma il fatto che gli organizzatori affermino che al momento non esiste un piano di riserva nel caso in cui non vengano completati in tempo i lavori. Andrea Francisi, responsabile operativo dei Giochi per Milano-Cortina, secondo quanto riportato dall’Associated Press e ripreso dal giornale newyorkese, avrebbe detto chiaramente che “non esiste un piano B”. “Quindi – ha proseguito – dobbiamo necessariamente essere in grado di organizzare la competizione in modo impeccabile a Santagiulia”.

Il vero problema, secondo quanto riporta il New York Post, è che, di solito, le sedi olimpiche dovrebbero essere pronte o quanto meno sottoposte a test specifici con un anno o più di anticipo, soprattutto per risolvere eventuali problemi di qualità e sicurezza, basti pensare che la prima gara prevista per il 5 febbraio.





