Un master pensato per i dipendenti della Regione

Lo scorso venerdì si è svolta la cerimonia di consegna dei diplomi per la prima edizione del master “Comunicazione delle Identità Territoriali” organizzato dall’università Iulm destinato ai dipendenti della Regione.

Vi hanno preso parte 30 persone appartenenti a diversi uffici regionali che sono stati impegnati per 4 mesi tra lezioni teoriche e pratiche e, a fine corso, hanno realizzato un progetto di comunicazione mirato per esaltare alcune realtà di eccellenza della Lombardia.

Tra i docenti che si sono avvicendati in questa prima edizione del master ci sono stati il sociologo Aldo Bonomi, gli architetti Michele De Lucchi e Ico Migliore, l’antropologo Mario Turci, il linguista Franco Crevatin, il compositore Peppe Vessicchio, il presidente Enit Giorgio Palmucci, il presidente del Touring Club Italiano Franco Iseppi, oltre al critico cinematografico e rettore dello IULM Gianni Canova.

Alla cerimonia erano presenti il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana, il rettore dell’università Iulm Gianni Canova, il direttore scientifico del Master Davide Rampello e il vicepresidente ANCI Lombardia Lucio de Luca.

“Politiche efficaci – ha commentato il Governatore – richiedono competenze. Persone preparate e capaci che sappiano intercettare i bisogni dei territori, per tradurle in azioni pratiche. Il tema del turismo e dell’attrattività dei territori, tramite una comunicazione quanto più efficace possibile, è centrale per il rilancio della Lombardia dopo la fase di stop dovuta all’emergenza sanitaria”.
“La Pubblica Amministrazione – ha aggiunto – non deve rinchiudersi nei suoi uffici ma come in questo caso deve essere aperta a tutte le sollecitazioni, gli scambi e gli stimoli provenienti dall’esterno per crescere, conoscere e restituire ai territori buone pratiche e buone politiche”.

“Formare figure che sapessero essere narratori dei territori a 360 gradi – ha spiegato il Rettore – era il nostro obiettivo, con una visione che consentisse di acquisire competenze che guardassero all’economia, alla storia, ai beni culturali enogastronomia e ne analizzassero tutti gli aspetti. La pandemia, paradossalmente, non ha messo in crisi il nostro progetto formativo ma, anzi ne ha messo in risalto la necessità e l’urgenza”.

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