Addio a Mario Corso: se ne è andato il ‘piede sinistro di Dio’.

E’ stato uno dei talenti più originali del calcio italiano, un mancino imprevedibile ed esaltante, divenuto leggenda grazie soprattutto al suo stile unico, e letale per gli avversari, di calciare le punizioni. Del tiro a ‘foglia morta’ infatti, con il pallone che scendeva improvviso nella sua traiettoria e sorprendeva il portiere, è stato forse il più grande interprete di sempre, erede del leggendario brasiliano Didì. Ma anche il suo modo di interpretare il ruolo di ala sinistra, spostandosi al centro e anche sulla fascia opposta per rientrare e tirare, è stato innovativo ed esemplare per altri campioni venuti dopo di lui.

Mario Corso ha vinto tantissimo con la grande Inter degli anni ’60: 4 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali. Di quella incredibile squadra, allenata dal maestro Helenio Herrera con il quale non ebbe però mai buoni rapporti, è stato uno degli elementi decisivi. Il suo compagno Carlo Tagnin ha dichiarato: “Quando Suarez era in forma sapevamo di non perdere, ma quando Corso era in forma sapevamo di vincere”.

1969–70 Serie A – Milan AC v FC Internazionale Milano – Mario Corso’s goal

Meno fortuna ebbe in nazionale, dove giocò poco senza mai partecipare alle grandi manifestazioni internazionali. Le sue doti di estro, fantasia, perizia tecnica (Mandrake è stato un soprannome datogli dai tifosi) e imprevedibilità lo rendevano unico sul campo ma anche di utilizzo più complesso da parte degli allenatori.

Ora che se ne è andato ricordiamolo con il commento che l’allenatore della nazionale israeliano fece dopo aver perso una partita combattuta contro la nazionale azzurra per le qualificazioni ai mondiali del ’62, dove l’Italia rimontò da 0-2 a 4-2 anche con una doppietta di Corso: “Siamo stati bravi ma ci ha battuto il piede sinistro di Dio.”

Impostazioni privacy