Alfabeto della Vita Digitale: G come Google

Con i suoi 110 miliardi di fatturato e 12 di utile (2017) Google, il Gigante del web che ha affossato tutti gli altri motori di ricerca e nel contempo espanso il proprio regno in tutti i campi dove la tecnologia impera, è senza dubbio una delle realtà che condiziona nel bene e nel male la nostra vita. La sua potenza di calcolo si attesta sui 20 petaflops.

Esagerato? Non proprio. Se consideriamo che detiene la maggior parte delle informazioni di tutti noi, le rende proprie e le utilizza a suo piacimento, sarete d’accordo. Già. Al contrario però, rappresenta anche uno dei nostri consulenti preferiti a cui affidiamo curiosità o domande che trovano poi voce attraverso risultati algoritmici che ci permettono di evitare il traffico, conoscere le notizie più lette, possedere una mail e quasi quasi essere proiettati ad una vita media lunga 300 anni.

300 anni: è quello che, attraverso i suoi studi, dice Ray Kurzweill a capo dell’intelligenza artificiale di Alphabet, cui fa capo Google. Infatti lui, Ray, ed il suo collega gerontologo Aubrey de Grey sostengono che presto si potrà giungere intorno ai 300 anni di vita. Per intanto accontentatevi di fare delle domande ai libri (in inglese) attraverso il motore d’intelligenza artificiale “Talk to books“.

Curiosità a parte, Google, può essere anche rappresentata come una società che contiene altre società. Il 4 settembre ha festeggiato i suoi 20 anni di attività. Fondata da Larry Page e Sergey Brin a Menio Park, con sede a Mountain View, fa parte del gruppo Alphabet che fluttua nel mare magnum della tecnologia.

Ad esempio, se citiamo Android, Chrome, Gmail, Google+, Google Maps, il traduttore o YouTube, tutte realtà di proprietà di Google, allora iniziamo a capire che la capitalizzazione della società è giustificata dal perimetro della fattualità. Ma anche se parliamo di pubblicità, il veicolo commerciale che muove la nostra psicologia e di conseguenza le nostre scelte o il nostro “voto”, sempre tra i leader di mercato rimane. Questo perché, siccome possiede gran parte delle tecnologie internet, e dunque il “telaio tecnologico” sul quale si appoggia buona parte della vita odierna, anche la pubblicità viene veicolata intorno a queste realtà, a prezzi buoni e con una economia di scala enorme. Ed ecco qui che il dado è tratto: anche con inserzioni che costano pochi euro, ma con un’infinità di inserzionisti: il risultato è una moltiplicazione mostruosa.

Bene, a questo punto, possiamo constatare che spostandoci geograficamente sulla terra, troviamo quasi in ogni paese una sede di Google, oppure se ci spostiamo tematicamente all’interno dell’azienda, andiamo a scoprire nuovi segmenti tecnologici in via di sviluppo o in fase di ideazione.

Ma da dove è nato tutto questo? Da un italiano, Massimo Marchiori, matematico e professore associato di informatica all’università di Padova. Una ventina di anni fa circa, in una conferenza a Santa Clara dove Marchiori esponeva il suo metodo, chiamato Hyper Search, per poter scandagliare la rete ed attribuire il giusto peso alle pagine visitate, c’era in platea uno studente che si chiamava Larry Page. Quando finì la lezione, Page andò da Marchiori per fargli i complimenti e dicendogli che avrebbe voluto realizzare il suo progetto. Infatti poco dopo, sempre Larry Page, andò a sua volta da un amico che studiava a Stanford per convincerlo dell’idea (Sergey Brin). I due registrarono un dominio poco dopo, nel 1997, il nome scelto era ‘Google’.

Da quel giorno, l’azienda è cresciuta in maniera esponenziale, riuscendo, data l’efficienza dell’algoritmo di “Page Rank”( il “nuovo” Hyper Search di Marchiori) a convogliare sempre più ricerche su Google, rendendo gli altri motori precedentemente utilizzati ( Yahoo o Bing di Microsoft ed altri) di seconda scelta. L’azienda, che ha avuto i suoi natali ufficiali nel 1998, ha sempre reinvestito parecchio su se stessa, cercando di imporre, attraverso strategie mirate, i propri prodotti.

Pensiamo ad Android, per esempio. Come successe a Bill Gates con la sua Microsoft, che riuscì a rigirare il mercato anche di fronte ad un colosso come IBM proponendo il proprio software (il Dos) , anche Android a tutt’oggi si è aggiudicato la fetta maggiore dei sistemi operativi per ciò che concerne il settore mobile. Pure con un colosso delle dimensioni di Apple, l’azienda di Mountain View ha avuto ragione su quella di Cupertino riuscendo a costruire da zero un sistema operativo a largo raggio per una moltitudine di dispositivi preposti alla visualizzazione completa dei servizi che oggigiorno offre il web.

Un vero gigante insomma che, nonostante crisi economiche o politiche in giro per il mondo, riesce sempre ad offrire prodotti innovativi ed utili, talvolta necessari, e che investe molto sul fututro.

Ad esempio Google DeepMind un’azienda che tratta la creazione e lo sviluppo di IA, con un progetto noto col nome di AlphaStar, è riuscita ad avere la meglio su persone umane nell’ambito di videogame od altre discipline connesse al ragionamento. Infatti da poco anche per ciò che concerne il sociale, proprio BigG ha indetto l’iniziativa AI Impact Challenge che ha finanziato i migliori progetti non profit sull’uso dell’intelligenza artificiale a fini sociali e ambientali. I vincitori riceveranno fondi (per 25 milioni di euro), supporto e consulenza da parte del gruppo di Mountain View, con la mira di poter contribuire a tutti i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu.

Per il 2019, Google amplierà, sempre grazie all’intelligenza articifiale, i propri traduttori simultanei permettendo all’utente di prenotare a voce un albergo parlando nella propria lingua. Ovvero il compito di traduttre in maniera simultanea avverrà senza preoccuparsi dell’idioma linguistico di chi è dall’altro capo del telefono. Questi risultati sono davvero impressionanti e viene da chiedersi cosa potremmo aspettarci tra qualche anno, anche se già ora Alphabet è seduta su una pila di denaro da 100 miliardi di $. Corrispondente alla quota che possiede l’uomo più ricco del mondo, il padrone di Amazon, Jeff Bezos.

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