Ricerca: Monza sperimenta il primo vaccino tutto italiano

Il privo vaccino interamente italiano ha iniziato la fase Uno della  sperimentazione.

Si tratta del preparato ideato da Takis e sviluppato in collaborazione con Rottapharm Biotech. La sperimentazione ha coinvolto l’ospedale San Gerardo di Monza che opera in collaborazione con l’Università Bicocca, lo Spallanzani di Roma e l’Istituto dei tumori Pascale di Napoli.
Fino a ora, all’ospedale monzese, si sono già registrati 1.200 volontari e, assicura l’ospedale, sono numeri in in continua crescita.

Di che cosa si tratta?
“Il vaccino promuove la produzione di una porzione molto specifica della proteina spike […] – ha spiegato Paolo Bonfanti, direttore di Malattie Infettive e della Asst Monza nonché docente nell’ateneo milanese -. La fase uno sui volontari, iniziata ufficialmente con il giovane cuoco, prevede che i primi 80 siano divisi in quattro gruppi con diverse dosi somministrate con o senza richiamo. Non appena ci saranno informazioni sulle dosi più promettenti partirà la fase due su altri 240 volontari”.

Bonfanti fa riferimento a Luca Rivolta, un cuoco monzese ventenne, che è stato il primo a farsi inoculare la dose che presenta una novità anche per come si somministra.
Non più con una iniezione ma mediante un’apposita pistola che produce una lieve scossa nel muscolo per arrivare al Dna e rilasciare la protezione anti covid.

Dopo ore di osservazione in ospedale per valutare la reazione del suo fisico al medicinale, a Luca è rimasto solo un lieve segno rosso sul braccio. E così, all’uscita dall’ospedale, ha detto “Ho deciso di candidarmi perché credo che in questo periodo tutti debbano dare una mano e cercare di limitare i danni”.
Luca è uno dei tanti rimasti senza lavoro perché il suo settore è tra i più colpiti dagli effetti della pandemia.

“Pensiamo di arrivare alla fase due entro maggio e alla fase tre entro ottobre” – ha quindi aggiunto Lucio Rovati, presidente della casa farmaceutica – Il vaccino, se tutto va a buon fine, potrebbe essere pronto nel primo trimestre del 2022”.

Tra le incognite che gravano sullo sviluppo di questo progetto c’è anche l’aspetto finanziario. I fondi per questo progetto, infatti, dovrebbe arrivare o dallo Stato o dalla Unione Europea anche perché questa tecnologia, quando finirà l’emergenza covid, sarà una delle vie maestre per la lotta contro il cancro.

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