Donato Carrisi, sventura dello scrittore a Milano: la dura accusa al tassista distratto

Lo scrittore Donato Carrisi denuncia quello che gli è successo in un taxi a Milano. La paura e la rabbia raccontata alla stampa. Cosa è successo

Una vicenda che parla di impunità e distrazione quella raccontata dallo scrittore di Best Seller Donato Carrisi. Tutto è avvenuto a bordo di un taxi a Milano quando il romanziere, salito sul mezzo per raggiungere la propria destinazione, ha vissuto attimi di paura mista a rabbia. Il conducente del taxi, palesemente distratto alla guida, era intento a seguire un incontro di tennis sul cellulare.

donato carrisi
Donato Carrisi, la denuncia dello scrittore sul tassista milanese, ho avuto paura – (ansa) milano.cityrumors.it

Il fatto è avvenuto all’incrocio tra via Melchiorre Gioia e viale Sturzo nella città meneghina. Il cellulare del tassista posizionato in orizzontale sui bocchettoni dell’aria condizionata del suo taxi come se fosse normale. L’immagine che lo scrittore di gialli vede è quella del tennista Alexander Zverev che lancia un rovescio alle Atp Finals di Torino che gli garantirà poi la vittoria contro lo spagnolo Carlos Alcaraz. Ma a vedere il match sportivo non è un uomo comodamente seduto sul divano di casa propria ma un tassista in servizio.

Donato Carrisi, la denuncia del tassista distratto a Milano

Seduto nel seggiolino posteriore, lato passeggero del taxi c’è lo scrittore e sceneggiatore Donato Carrisi, vincitore nel 2018 del David di Donatello. Il tragitto che lo scrittore è solito fare in macchina verso casa sua, quella volta si è trasformato in un vero e proprio incubo a bordo del taxi. E’ più la rabbia e l’indignazione che ha, successivamente, portato Carrisi a denunciare il fatto ai giornali. Forse anche perché impaurito per quello che sarebbe potuto succedere ma che fortunatamente, questa volta, non è successo.

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Donato Carrisi, la disavventura sul taxi a Milano, “Ho avuto paura” (ansa) milano.cityrumors.it

Lo sceneggiatore, intervistato dal Corriere della Sera racconta la sua amara vicenda: “Bastava una distrazione al volante, è assurdo. Mentre hai il turno non guardi la partita. Per questo ho deciso di espormi raccontando cosa mi è successo, il livello di impunità è troppo alto. Ci sono delle regole, esiste un codice della strada e va rispettato. Il tassista non è mai da solo, ma nel suo lavoro incrocia migliaia di persone, aveva la partita accesa sul telefono mentre guidava. Anche se ti concentri, non è come il navigatore: l’occhio può cadere e questo è evitabilissimo”. 

Poi Donato Carrisi ricorda che non è la prima volta in cui assiste a episodi del genere. Alcuni mesi prima, racconta l’uomo, di essere stato protagonista di un altro caso di “distrazione”. Un tassista alla guida che inviava messaggi vocali tramite Whatsapp. Lo scrittore ricorda di avergli fatto notare l’azione poco accorta che il conducente stava svolgendo ma, in risposta lui si è infuriato. Nell’ultima vicenda, invece, il conducente milanese non si è arrabbiato, anzi è stato gentile. E, dice Carrisi, è proprio per questo che denuncio il fatto: “la normalità con la quale lo faceva, la banalità della pericolosità nel centro di Milano“.

Situazione sociale allo sbando

Si dice “sfiduciato” Donato Carrisi. Talmente tanto da non aver neppure sottolineato l’evidenza del fatto al diretto interessato, il tassista. Negli ultimi anni si assiste sempre di più ad un declino sociale. E’ ormai diventato di uso comune, quasi un costume, vivere la giornata con il cellulare attaccato alla mano.

Mentiremmo se dicessimo di non aver mai buttato l’occhio a una notifica del cellulare mentre guidiamo, ma a tutto c’è un limite. Tutti noi viviamo in due mondi contemporaneamente. E’, dunque, inevitabile che si arrivi a certi atteggiamenti. C’è gente che non può lasciare il telefono un secondo. Non è una battaglia solo contro i tassisti ma contro il senso di estraniamento. Di certo loro non si rendono conto che sono responsabili dell’incolumità delle persone. C’è una barriera tra chi è davanti e chi è dietro. Ho fatto un calcolo: passo sul taxi 48h l’anno. Non è occasionale. La categoria è allo sbando e non cambierà nulla nemmeno con questa mia denuncia”.

Ovviamente non tutti i tassisti sono disonesti, questo è inutile dirlo ma se poi non parlano e non denunciano i colleghi “furbetti”, c’è poco da fare, da migliorare. In conclusione, lo scrittore racconta: “Io con la categoria dei tassisti ho un rapporto meraviglioso. Anzi, per gli scrittori sono sempre fonte d’ispirazione. E chi lo sa, magari sarà uno spunto per il prossimo thriller”.

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