Minacce e intimidazioni omofobe al compagno di scuola: “Quelli come te sono da accoltellare”. A processo banda di bulli

Andranno a processo i tre compagni di scuola del minorenne, vittima di bullismo, insultato, minacciato e intimidito a scuola perché considerato “diverso” dalla banda di bulli

Il giudice del Tribunale dei minori di Milano ha deciso il rinvio a giudizio per i tre ragazzi di Como che hanno minacciato di morte e offeso un giovane, loro compagno di scuola, di essere “diverso” perché omosessuale. 

minacce omofobi
Minacce i intimidazioni omofobe al compagno di scuola perché gay. A processo tre minori appartenenti a una banda di bulli di Como
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Le intimidazioni nei confronti del ragazzino sono proseguite per tanti mesi al punto tale che il giovane è stato costretto anche a cambiare scuola. La vittima era sottoposto in una chat, detta Octopussy, ora divenuta prova chiave nel processo ai tre bulli, ad avvertimenti minacciosi e carichi di odio come: “gli spavaldi come te sono i migliori da accoltellare”.

I fatti d’odio

Nella chat Octopussy non solo frasi raccapriccianti rivolte al giovane minore vittima della banda di bulli di Como ma anche immagini shock come la foto della testa mozzata di un cane, con tanto di offese e avvertimenti in stile mafioso.

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Minacce i intimidazioni omofobi al compagno di scuola perché gay. A processo tre minori appartenenti a una banda di bulli di Como
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Come riporta il Corriere della Sera, all’epoca dei fatti, tra settembre 2020 e marzo 2021, i tre bulli avevano 17 anni.  La vittima è stata costretta a cambiare abitudini e scuola, iscrivendosi in un liceo scientifico privato, e a trasferirsi con la sorella altrove dopo sette mesi di continue vessazioni.

Il ragazzo presenta denuncia per i gravi fatti e la Procura presso il tribunale dei minori inizia ad approfondire il caso. Durante le indagini gli investigatori acquisiscono gli screenshot delle chat. Qui appaiono gli scambi brutali di conversazioni in un linguaggio razzista e decisamente offensivo condito con tanto di imprecazioni.

La causa scatenante

Secondo quanto riportato dalla vittima, non ci sarebbe stata alcuna scintilla che abbia portato i tre bulli ad iniziare a inveire contro di lui. Forse è proprio quell’autonomia di pensiero che ha il ragazzino ha infastidire la banda di aggressori. Nella chat uno di loro scrive: “Siamo in una società costruita in un altro modo non esiste il libero arbitrio”.

La vittima sembra essere di sinistra? Allora i bulli gli inviano foto di falce e martello con una sedia a rotelle per intimidirlo. Sospettano che quel ragazzo sia omosessuale? Ecco pronto il video “in cui una bandiera Lgbt veniva bruciata”. Perpetue le aggressioni nei confronti del ragazzino. Spesso sono minacce di morte, altre volte offese pesanti.

Uno dei tre della banda di bulli istiga gli altri a “menarlo forte” oppure a “schiacciarlo con il trattore” e a “spatasciargli la testa”. Poi invia al ragazzino una foto di una macchina con il cambio automatico a forma di svastica e la scritta “a tutto gas” e la promessa di investirlo. In ultimo, il capo bullo suggerisce agli altri complici spedizioni punitive nei suoi confronti.

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Le chat di bullismo

Secondo i pubblici ministeri, le chat sono la prova di una serie di atti di cyberbullismo che sarebbero andati avanti per troppo tempo, ben 7 mesi di torture per il giovane.Uno degli indagati scrive: “Qui c’è qualcuno che vuole un colpo di Ak nell’arteria”.

Prima ancora, un altro bullo sosteneva che avrebbe utilizzato “una calibro 9 millimetri”. Il magistrato Sabrina Ditaranto, come riporta sempre il Corriere della Sera, ha scritto nella richiesta di rinvio a giudizio che: “I tre con messaggi minacciosi, omofobi, antisemiti e inneggianti al fascismo hanno causato alla vittima un grave stato di ansia e di timore per la propria incolumità”.

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