Scuola: la protesta degli studenti dilaga da Milano al resto d’Italia

La protesta degli studenti delle scuole superori, contrari al prolungarsi continuo della didattica a distanza – DaD – ha raggiunto nella giornata di oggi lo storico liceo classico Manzoni di via Orazio, zona Sant’Ambrogio.

Intorno alle 10:00, approfittando del cambio dei docenti per l’avvicendarsi delle lezioni online, un gruppo composto da una 50na di studenti, equipaggiati con zaini, tende e sacchi a pelo, è riuscito a entrare nell’istituto per poi sistemarsi, a debita distanza nel cortile interno dell’istituto.

Fanno parte del “collettivo politico” e come è già avvenuto per altre forme di protesta in città, chiedono la riapertura delle scuole superiori in presenza e in sicurezza e una maggiore attenzione alla scuola da parte della Politica.
La preside del liceo, Milena Mammani ha reagito all’iniziativa chiamando le forze dell’ordine che hanno provveduto a identificare tutti i presenti.

Questa iniziativa segue il sit in, diventato quasi un appuntamento giornaliero, di altri ragazzi sotto gli uffici della Regione. L’ultimo, che si è svolto ieri, li ha visti presentare un piano in 5 punti per un rientro a scuola in sicurezza.

Iniziative analoghe interessano il resto della Lombardia come accade per i ragazzi che si sono dati appuntamento in un parco di Brescia per seguire le lezioni a distanza.

Non diversa è la situazione nel resto d’Italia se si considera che, a eccezione di Toscana, Abruzzo e Valle d’Aosta che hanno riaperto le superiori l’11 gennaio, in tutte le altre regioni si prosegue con la didattica a distanza. Aveva fatto meglio solo il Trentino Alto Adige con la ripresa già al 7 gennaio.

Il malcontento è tale che la giornata dell’11 gennaio è stata proclamata come primo sciopero della scuola ai tempi della Dad.
L’iniziativa era partita dagli studenti del Lazio come una protesta limitata ai confini regionali ma, è evidente, ha intercettato il malcontento di buona parte di studenti e insegnanti anche altrove.

Una delle prime regioni ad abbracciare la protesta è stata la Campania dove, comunque, è stato pianificato un rientro in classe graduale entro la fine di gennaio. Ma ci sono anche altre città che hanno aderito alla protesta e, in particolare, Firenze, Faenza, Pescara, Viterbo, Salerno, Parma, Imola, Trieste, Ancona, La Spezia e Pisa.

La protesta del mondo della scuola coinvolge, come è ovvio, anche la titolare del dicastero dell’Istruzione Lucia Azzolina che è oramai in aperta polemica con le Regioni sulla mancata riapertura e ha sposato la linea di studenti e insegnanti. Le sue preoccupazioni si concentrano su due “effetti collaterali” della didattica a distanza ovvero la mancanza di socialità e condivisione tra i ragazzi e tra questi ultimi e gli insegnanti e, soprattutto, il rischio di elevata dispersione scolastica di chi, per varie ragioni, esce dalle maglie della didattica a distanza.

Azzolina, inoltre, si è detta preoccupata per la rabbia crescente che coinvolge sempre più giovani e giovanissimi e che potrebbe essere all’origine dei recenti raduni di adolescenti nati dal tam tam sui social e finiti in maxi risse, in barba alle misure anti covid, prima a Roma e poi a Gallarate.

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