Museo Diocesano: in mostra un ciclo di affreschi sulla Passione di Cristo

Il Museo Diocesano ospita, fino al 4 luglio, una mostra dal titolo “Storie della Passione”, dedicata al ritrovamento di un ciclo di affreschi dedicati proprio a questo soggetto.

Appartengono a una collezione privata e provengono dal monastero di Santa Chiara che si trovava in via Monte di Pietà, dietro piazza Scala. Monastero che era nato nel 1445 intorno a un gruppo di consorelle che si erano allontanate dall’esistente convento di Sant’Angelo. Il gruppo rimane però senza una chiesa propria per diverso tempo tanto che il nuovo edificio viene consacrato solo nel 1471.
Dal momento che le suore erano di clausura, la struttura della chiesa presentava una parte inaccessibile dedicata a loro sole e una parte aperta invece ai fedeli.
E proprio nel muro che separava questi due ambienti avrebbe trovato posto il ciclo pittorico.
Negli anni successivi, l’edificio è andato perduto tanto che una parte di muro, nell’Ottocento, diventa la sala delle aste del Monte di Pietà fino a quando un istituto di credito la ingloba nei suoi uffici.

Tornando all’opera, sono esposte undici piccole scene ancora intatte. Sottoposte, in precedenza, a restauro, hanno rivelato dettagli appannati dal tempo come le lamine d’oro usate per il cielo e le stelle e il metallo per gli elmi e le armature dei soldati.
“Ci sono ancora molti dettagli da ricostruire – spiega il direttore del Museo Diocesano Nadia Righi – e questo rende per noi la mostra ancora più interessante. Il museo non ha infatti solo la funzione di conservare ed esporre le opere d’arte, ma di fare ricerca sul territorio. Vorrei che l’esposizione fosse un invito agli storici dell’arte e agli studiosi a darci una mano a riempire i tasselli mancanti”.

Righi fa riferimento alle vicende che hanno interessato il monastero. Fonti storiche riferiscono che dopo la soppressione degli ordini monastici decisa da Napoleone, parte del monastero di Santa Chiara fu acquisito dal Monte di Pietà mentre l’altra metà fu acquisita da un privato. È altresì noto che gli affreschi furono rimossi dalle pareti nel 1818. Da qui in se ne perdono le tracce.

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