Scuola: l’occupazione del liceo Manzoni e la solidarietà dei genitori

L’occupazione del Liceo Manzoni di via Orazio, in pieno centro storico, si è conclusa questa mattina con l’uscita dall’istituto degli ultimi 20 ragazzi che hanno passato la notte all’interno di una delle aule.
Con tanto di incontro con i genitori all’esterno e con il sostegno di questi ultimi alla loto “battaglia” per il rientro in classe in presenza.

La vicenda era iniziata ieri quando, intorno alle 10:00, approfittando del cambio dei docenti per l’avvicendarsi delle lezioni online, un gruppo composto da una 50na di studenti equipaggiati con zaini, tende e sacchi a pelo, era riuscito a entrare nell’istituto per poi sistemarsi, a debita distanza nel cortile interno dell’istituto.

Facevano parte del “collettivo politico” e come era già avvenuto per altre forme di protesta in città, chiedevano la fine della didattica a distanza e la riapertura in presenza e in sicurezza e oltre a una maggiore attenzione alla scuola da parte della Politica.
La preside del liceo, Milena Mammani aveva reagito all’iniziativa chiamando le forze dell’ordine che avevano provveduto a identificare tutti i presenti.

La preside aveva poi ricevuto un gruppo di genitori degli occupanti che avevano espresso l’appoggio all’iniziativa dei figli e spiegato ulteriormente le ragioni del loro disagio. Dal momento che il diritto all’istruzione è sancito dalla Costituzione all’articolo 34, questa forma di protesta – avevano detto – andava interpretata come un atto di amore verso il ritorno alla scuola e alla sua dimensione sociale.
Motivo per cui la preside aveva concesso agli studenti di restare a dormire all’interno dell’edificio.

Questo appoggio alla loro causa ha poi portato i ragazzi a postare un messaggio su Instagram scandito dalle frasi “Manzoniani e manzoniane, oggi ci siamo ripresi/e la nostra scuola” e ancora “Non ci fermeremo finché la scuola non sarà resa un posto migliore e finché non verrà riaperta. In sicurezza. Voi ce le togliete, noi ce le riprendiamo: il Manzoni c’è!”.

Il liceo Manzoni, luogo di formazione scelto da personaggi importanti della scena cittadina come i fratelli Boeri, il leader della Lega Matteo Salvini, i giornalisti Enrico Mentana  e Gianni Mura e l’avvocato Giorgio Ambrosoli ucciso nel 1979 mentre indagava sulla commistione tra mafia e finanza, non è certo nuovo alle occupazioni.

Il covid e le restrizioni imposte soprattutto ai giovani ha però creato un fatto nuovo: la solidarietà alle argomentazioni dei ragazzi tanto da parte dei genitori quanto da parte degli insegnanti.

Il messaggio è chiaro, come ha detto uno di loro all’uscita dal Manzoni questa mattina: “In queste ore abbiamo prodotto un documento che cerca di far capire la situazione di noi studenti.
Chiediamo protocolli chiari e che la scuola sia al centro dell’attenzione dei nostri politici.
Non siamo negazionisti, ma la scuola deve essere la priorità”.

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