Graziano Mesina, ex primula rossa uscirà (forse) dal carcere. Disposta perizia psichiatrica

Condannato a scontare 24 anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga, l’ex primula rossa Graziano Mesina, forse sarà fuori dal carcere in cui ora è rinchiuso. Richiesta una perizia psichiatrica sulla salute del detenuto

La perizia psichiatrica sulle condizioni di salute dell’82enne Graziano Mesina è stata disposta dal Tribunale di sorveglianza di Milano dopo che le due avvocatesse dell’ex primula rossa, Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, hanno avanzato una nuova richiesta di scarcerazione.

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Graziano Mesina, ex primula rossa, forse lascerà il carcere. Le motivazioni dei legali (ANSA) milano,.cityrumors.it

Secondo i legali di Mesina, l’anziano detenuto nel carcere di Opera presenterebbe “un decadimento neuro cognitivo e neuropsichiatrico, che potrebbe essere il principio di un problema di demenza senile” e per questo incompatibile con la detenzione in carcere.

Il futuro di Graziano Mesina a Nuoro

La perizia psichiatrica sullo stato di salute mentale di Graziano Mesina è stata affidata al docente dell’Università degli Studi di Milano, prof. Stefano Zago e al dottor Lorenzo Lorusso, direttore del reparto di Neurologia di Merate.

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Graziano Mesina, ex primula rossa, forse lascerà il carcere. Le motivazioni dei legali (ANSA) milano,.cityrumors.it

Nel frattempo, i militari dell’arma dei carabinieri di Nuoro, provincia Sarda dove il detenuto è originario, avrebbero già parlato con i familiari dell’82enne vagliando le eventuali disponibilità ad accogliere l’uomo nella loro casa di Orgosolo.

Le richieste di scarcerazione

Negli ultimi due anni e mezzo di detenzione, non è la prima richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Mesina. Nel marzo dello scorso anno il tribunale di sorveglianza di Sassari aveva rigettato una prima istanza avanzata dalle due legali di Mesina per le precarie condizioni di salute dell’ex primula rossa.

L’uomo era stato fermato e catturato dopo un anno e mezzo di latitanza, nel dicembre del 2021 a Desulo. Mesina aveva fatto perdere le sue tracce il 2 luglio del 2020 poco prima che i carabinieri bussassero alla porta di casa sua a Orgosolo per notificargli la sentenza definitiva della Cassazione a 30 anni di carcere (poi scalati a 24) per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Una volta però beccato dagli uomini dell’Arma dei carabinieri, nel luglio del 2022 Graziano Mesina era stato trasferito dal carcere nuorese di Badu ‘e Carros, dove era rinchiuso a seguito della cattura, presso il carcere di Opera dove attualmente è detenuto.

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Le evasioni dell’ex primula rossa

Graziano Mesina, noto anche con lo pseudonimo di Gratzianeddu classe 1942, è il più famoso esponente del banditismo sardo del dopoguerra. È conosciuto per le sue 22 evasioni, di cui 10 riuscite nonché per il suo ruolo di mediatore nel sequestro di Farouk Kassam.

Fino al suo arresto, avvenuto il 18 dicembre 2021 a Desulo, il criminale italiano è stato inserito nella lista dei latitanti di massima pericolosità. Durante il trasferimento dal carcere di Sassari presso il tribunale di Nuoro per il processo a suo carico –  era accusato di tentato omicidio – riuscì a liberarsi dalle manette e raggiunta la stazione di Macomer, saltò dal treno e scappò, ma fu catturato poco dopo da alcuni ferrovieri.

Mentre, il 6 settembre riuscì a evadere dopo essersi fatto ricoverare nell’ospedale San Francesco di Nuoro, scavalcando il davanzale di una finestra e calandosi lungo un tubo dell’acqua nel quale rimase nascosto per tre giorni. Rimase in montagna latitante per tre mesi.

Nel 1963 Mesina tenta l’evasione dal carcere di Nuoro, ma viene scoperto. Successivamente viene trasferito nel carcere di Porto Azzurro. L’estate successiva Mesina è atteso a un processo in Sardegna. Qui tentò la fuga da una toilette del treno in corsa, ma venne catturato poco dopo. Venne quindi trasferito a Volterra dove si finse pazzo e riuscì a essere ricoverato nel manicomio criminale. Anche qui progettò la fuga, ma fallita. Venne ancora trasferito, questa volta a Viterbo, dove nuovamente tentò di evadere e per questo venne trasferito a Spoleto. Qui tentò la fuga ma venne scoperto.

L’11 settembre del 1966, nel carcere San Sebastiano, riuscì a compiere una delle sue più famose evasioni insieme al compagno di prigionia. I due riuscirono a fuggire scalando il muro del carcere alto 7 metri. Una volta evasi si fecero portare da un taxi a Ozieri, dando inizio alla lunga attività criminale della coppia.

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