Alioune Sylla, il ladro-modello di Milano. Ecco perché rapinava le gioiellerie

Da modello per le sfilate di alta moda milanesi a ladro: il cambio drastico di Alioune Sylla spiegato dallo stesso indagato. “Mi scuso, ma l’ho fatto per i debiti”

Il giudice ha disposto il carcere per il 21enne senegalese Alioune Sylla, autore della rapina alla gioielleria di via X Giornate a Brescia. Durante l’interrogatorio con il pm l’ex modello di moda ha confessato le sue motivazioni che lo hanno spinto a intraprendere la “carriera” del rapinatore.

Sylla
Alioune Siylla, il modello-ladro di Milano. Dopo le rapine arrivano le scuse. Ecco perché ho rapinato le gioiellerie (@instagram) Milano.cityrumors.it

Il 21enne che ha calcato le passerelle delle più grandi case di moda non è il solo ad essere stato raggiunto dalla misura cautelare in carcere. Con lui anche altri indagati: il 27enne albanese Hyger Dadushi, l’unico incensurato. Poi il 26enne elettricista italo-marocchino Ayoub Rachidi, trasferito ai domiciliari stretti, con braccialetto elettronico. Per la Procura di Milano e il Gip i primi due hanno compiuto le rapine, mentre il terzo complice ha dato loro il supporto necessario.

Il gip

Secondo le indagini degli inquirenti sul gruppo di rapinatori e il modus operandi adottato dagli stessi, il gip Giulia Costantino, nella convalida dei fermi scrive, come riportato anche da il Giorno: Gli indagati hanno dimostrato di saper agire in modo perfettamente organizzato, coordinando ogni fase, effettuando sopralluoghi prima di agire, avvalendosi di persone deputate ad agevolarne i movimenti e mantenendo una fitta rete di ricettatori con cui monetizzare la refurtiva”.

gioielleria
Alioune Siylla, il modello-ladro di Milano. Dopo le rapine arrivano le scuse. Ecco perché ho rapinato le gioiellerie (@instagram) Milano.cityrumors.it

Inoltre, “la banda ha anche adottato misure cautelative per eludere le indagini, cambiato utenze, auto e documenti nonché concordato una versione da fornire in caso di arresto”.

Le due rapine

Gli indagati sono accusati di essere gli autori materiali delle rapine, una alla gioielleria ‘I Gioielli di Rossana’ di via X Giornate, colpo messo a segno la sera del 23 febbraio, con un bottino di 700mila euro. Durante la rapina, il titolare è stato ferito al volto con il calcio di una pistola e un martello. Due colpi a salve sparati in aria per garantirsi la fuga in monopattino.

L’altra rapina presso la gioielleria ‘Oro in Euro’ di via Orzinuovi, avvenuta lo scorso 10 gennaio, dove i titolari sono stati picchiati e legati dai malviventi. In questo caso il bottino ammontava a 87mila euro.

Nel primo caso, quello della rapina in centro, i complici avrebbero atteso gli amici a bordo di una Fiat Ulisse con cui tutti, al termine della rapina, sarebbero tornati nelle case di Mazzano. Nel caso del secondo colpo, il senegalese ex modello avrebbe accompagnato la donna che si è finta cliente e lasciato alla banda la porta aperta.

LEGGI ANCHE: >>> Alfredo Cospito, svolta nel caso: magistrato annulla sanzione disciplinare disposta in carcere

LEGGI ANCHE: >>> Spaccio di droga a scuola: hashish, marijuana e bilancino di precisione nello zaino. Fermato uno studente

Le scuse di Alioune Sylla e il ruolo dei complici

Il 21enne ex modello Sylla, assistito dal suo legale, l’avvocato Mario Bonometti, ha chiesto scusa per quanto fatto, spiegando: “L’ho fatto perché ero pieno di debiti”. Mentre il complice albanese Dadushi, assistito dall’avvocato Paolo Morelli, ha ammesso di aver partecipato alla rapina nella gioielleria di via X Giornate a Brescia mentre si è avvalso della facoltà di non rispondere per l’altra rapina. 

In ultimo, l’italo-marocchino di 26 anni Rachidi, difeso dall’avvocato Emilio Chiodi, ha negato di avere partecipato a entrambe le rapine fornendo degli alibi: per il primo colpo il lavoro, mentre nel secondo caso un aperitivo alla Tisaneria ma ha confermato di avere ricettato due Rolex ma solo perché inconsapevole della loro provenienza.

Per il gip Rachidi ha avuto un ruolo secondario e marginale anche se appare “fortemente indiziante” l’aggancio del suo cellulare alle celle compatibili con le rapine. Secondo il gip: “Rachidi ha condiviso con Dadushi la preoccupazione di poter essere scoperto, ha pianificato con lui di cambiare il numero di telefono e nascondere la refurtiva di cui non ha mai chiesto spiegazioni”.

Impostazioni privacy