Disastro ambientale: sigilli alla Caffaro di Brescia

L’area che racchiude l’ex stabilimento della Caffaro in via Milano a Brescia è stata messa sotto sequestro dai Carabinieri forestali a causa del persistere di elevate dosi di sostanze altamente tossiche, pericolose tanto quanto la diossina.

Si tratta dell’ultimo atto di un’inchiesta avviata sul sito industriale dal procuratore Donato Greco e dall’aggiunto Silvio Bonfigli che indagano per il reato di disastro ambientale.
In seguito al sequestro è stato quindi nominato un custode giudiziario che dovrà garantire il mantenimento attivo della barriera idraulica che impedisce ai veleni di raggiungere la falda acquifera cittadina.

Inchiesta partita dai monitoraggi effettuati dall’agenzia regionale Arpa fin dal 2019 e che hanno rivelato la presenza di metalli come cromo e mercurio in un raggio tra 150 e 200 metri dal sito Caffaro.
Alle misurazioni hanno partecipato, negli anni, Caffaro Brescia ora in liquidazione e che non è responsabile dell’inquinamento storico della zona, Caffaro Srl, Caffaro Chimica Srl, Snia Spa, Livanova Plc e Angiola Srl.

Quest’ultima società è stata oggetto di un’ordinanza da parte del Ministero dell’Ambiente per il mantenimento della barriera idraulica che serve a evitare la contaminazione tra il suolo del sito e la falda acquifera sottostante.

Il pericolo da scongiurare, infatti è proprio questo come ribadito dallo stesso Bonfigli: “La situazione è inquietante. Bisogna intervenire per mettere in sicurezza la falda. Immediatamente. Poi si discuterà della bonifica”.

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