Bergamo, due dipendenti lasciate a casa perché in gravidanza: i racconti shock

Altro che festa della donna: a Bergamo, due donne raccontano dell’incubo vissuto a lavoro. Sono state licenziate poiché mamme

Il contratto era pronto da firmare ma, quando hanno comunicato una di avere un figlio con autismo e l’altra di essere incinta, gli incarichi per loro sono svaniti e sono state lasciate senza mansioni. Assunte con un contratto in somministrazione alle dipendenze a tempo indeterminato, in due diverse agenzie del lavoro cittadine, le due donne han voluto raccontare l’odissea vissuta.

Donne licenziate perché in gravidanza
Donne licenziate perché in gravidanza: due casi a Bergamo (milano.cityrumors.it)

Dopo essere state scaricate dalle agenzie, le due donne si sono rivolte a NIDIL-CIGL e a denunciare quanto successo è stato anche Francesco Chiesa, segretario generale di NIDIL-CIGL di Bergamo. “Le donne in somministrazione sono sempre soggetti ricattabili e le agenzie ne approfittano” ha commentato, sostenendo che vi è la necessità di fissare regole più stringenti per i datori di lavoro e per le agenzie, che non vanno più considerate dei semplici intermediari. Ecco cos’è successo a queste due lavoratrici.

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Il racconto di Awa, rimasta incinta

Le due protagoniste, che per il loro racconto hanno scelto i nomi inventati di Awa e Anna, hanno 39 e 43 anni e al momento si trovano quindi senza occupazione. Nell’aprile del 2023, la prima aveva frequentato un corso di formazione obbligatorio di 10 giorni e concluso un percorso di affiancamento di due giorni quando, improvvisamente, si è sentita male mentre era a lavoro. “Avrei dovuto iniziare a lavorare dai primi di maggio e, sulla piattaforma online dell’agenzia da cui dipendo a tempo indeterminato, era già pronto il contratto da firmare”.

Donne licenziate perché in gravidanza
Donne licenziate perché in gravidanza: ecco i loro racconti (milano.cityrumors.it)

Al pronto soccorso, però, scopre di essere incinta e quindi il giorno dopo chiama l’agenzia per avvisarla della gravidanza. Lì le fissano un consulto con il medico aziendale, dopo il quale le comunicano che il lavoro per lei non c’era più.

Anna, che ha chiesto del tempo per il figlio autistico

Sempre nel 2022, anche Anna era assunta a tempo indeterminato presso un’agenzia del lavoro e quindi lavorava in un’azienda metalmeccanica, che stava anche valutando di assumerla direttamente. Quando però ha scoperto che suo figlio era affetto da autismo, ha chiesto il congedo straordinario con la legge 104 per potersi occupare di lui. Questo era un suo diritto, come conferma anche NIDIL-CIGL e la retribuzione, che sarebbe rimasta al 100%, sarebbe stata a carico dell’Inps.

L’azienda, però non le ha permesso di usufruire di questo congedo. “La mia missione sarebbe scaduta nell’agosto del 2022. Ma quando ad aprile di quell’anno ho avvisato di aver chiesto all’Inps il congedo, mi è stato detto che non avrei più lavorato lì“. Di fatto, le hanno pagato lo stipendio fino a fine missione ma, in ogni caso, l’hanno fin da subito avvisata che non avrebbe più lavorato per loro. Da settembre 2022 ha chiuso il congedo ed è tornata a lavorare normalmente ma, nel maggio 2023, l’agenzia l’ha licenziata.

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