Faceva abbigliamento sportivo, ora produce mascherine: la riconversione della Di-Bi di Besozzo

Tra le storie legate alla diffusione del coronavirus ce ne sono diverse che riguardano la riconversione delle aziende per provare a rinfornire l’Italia e in particolare la Lombardia con le mascherine tanto ricercate tra gli ospedali e non solo. Una di queste è la Di-Bi di Besozzo, provincia di Varese, una storia alle spalle nel mondo dell’abbigliamento sportivo prima di decidere per la riconversione.

“Con la sospensione o la cancellazione delle gare previste nei prossimi mesi per tutte le discipline sportive, abbiamo avuto la disdetta di centinaia di ordini ed eravamo già pronti a ricorrere alla cassa integrazione – ha spiegato a Repubblica il titolare Joas Binda – Poi sono venuti a trovarci in azienda il sindaco di Besozzo Riccardo Del Torchio e il medico della casa di riposo cittadina per chiederci aiuto, dato che mancavano le mascherine e noi siamo l’unica impresa tessile sul territorio comunale. Da lì è partito tutto. Le richieste arrivano a ciclo continuo e stiamo lavorando quasi 15 ore al giorno per produrre quante più mascherine possibile. Siamo in 18, più tre terzisti che considero a tutti gli effetti parte della squadra perché lavorano quasi esclusivamente per noi. La produzione vera e propria è iniziata lunedì 16 marzo e per ora le mie dipendenti riescono a realizzare tra le duemila e le tremila mascherine al giorno, ma continuano a migliorare”.

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