Blue Whale: la prima sentenza sulle sfide online

Il primo processo che vede imputata una 25enne per il fenomeno internet delle Blue Whale Challenges, le sfide che coinvolgono bambini e adolescenti online, si è concluso con una condanna a un anno e sei mesi con pena sospesa e non menzione.

Questa la decisione del giudice della nona sezione penale del Tribunale di Milano Angela Martone nei confronti della ragazza a valle di un’indagine durata circa due anni e che aveva portato a formulare le accuse di atti persecutori e violenza privata aggravati ai danni di una 12enne di Palermo adescata sui social.
Secondo lo schema della Blue whale, la ragazza dava istruzioni per superare 50 prove di coraggio a difficoltà crescente che potevano consistere nell’infliggersi ferite di vario tipo e nel postare poi le foto per documentare quanto era stato fatto.

I fatti risalgono al 2017 quando una giornalista, per portare avanti un’inchiesta sul fenomeno online, si era finta una minorenne interessata alla sfida aprendo un falso profilo sui social.
Grazie a questo stratagemma era quindi entrata in contatto con la bambina che era già caduta nella spirale violenta della sfida. Ne era seguita una denuncia alle forze dell’ordine.

Le indagini condotte dalla Polizia Postale avevano poi accertato che la ragazza agiva aiutata da un complice di origini russe nel decidere e proporre le sfide alla 12 enne. Non soddisfatta, era arrivata persino a minacciarla facendole credere di poterla rintracciare attraverso la connessione del computer e arrivare a ucciderla se avesse deciso di interrompere la sfida online. Il processo si era poi aperto nel mese di aprile del 2019.

Impostazioni privacy