“Pena bassa, capacità di delinquere altissima.”

La Procura di Milano ha depositato l’atto d’appello con la richiesta di inasprimento della pena per l’attuale senatore di Alternativa Popolare e alla guida della regione Lombardia dal 1995 al 2013. Per i magistrati infatti l’attività criminale dell’ex esponente di Forza Italia è stata tale da giustificare un significativo aumento della pena.
Dal processo di primo grado è emersa “la figura di un pubblico amministratore che è disposto sistematicamente a fare mercimonio delle sue funzioni con più soggetti privati”, secondo quanto scrive il Pubblico Ministero Pedio nei documenti per la richiesta della condanna in appello. Viene ribadito che almeno dal 2006 al 2011 Formigoni “è stato a libro paga della Fondazione Maugeri.”
Per l’accusa insomma l’ex governatore è stato al centro di un gigantesco giro di corruzione, che ha divorato enormi risorse pubbliche. Gli inquirenti hanno stimato che dalla Fondazione Maugeri e dal San Raffaele sarebbero usciti, tra il 1997 e il 2011, circa 70 milioni di euro. Denaro che sarebbe poi finito sui conti del faccendiere Pierangelo Daccò e dell’ex assessore Antonio Simone. I due avrebbero quindi assicurato otto milioni di euro in benefit di lusso a Formigoni, che avrebbe così favorito la Maugeri e il San Raffaele con rimborsi indebiti per prestazioni sanitarie, di cui circa 200 milioni per la sola Maugeri.
Nel processo di primo grado Pierluigi Daccò è stato condannato a 9 anni e 2 mesi ed Antonio Simone a 8 anni e 8 mesi di carcere.

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