Camera Arbitrale: lo stato di salute economica delle imprese lombarde

La Camera Arbitrale di Milano ha reso noti i dati sullo stato di solvibilità delle aziende lombarde.

Ne è emerso che, nel 2021, sono aumentate del 64%, per un totale di 192, le domande per aprire la procedura di crisi dovuta all’indebitamento eccessivo. Nel 2020 le richieste erano state 123. Su base provinciale le percentuali hanno visto Milano (con il 19% del totale), Monza (16%), Pavia (13%), Busto Arsizio (13%) e Como (12%).
Per quanto riguarda il profilo del debitore, sono soggetti del tutto incapienti, ossia che non possono offrire nulla in cambio del debito contratto, 21 su un totale di 192; il 65% di chi presenta la domanda è un consumatore e nel 35% dei casi si tratta di imprese, ex imprenditori e ditte individuali.

L’intera analisi è frutto del lavoro del Servizio OCC, l’Organismo per la gestione delle crisi da sovra indebitamento e per la liquidazione del patrimonio che fa capo alla Camera Arbitrale di Milano.
Gestisce le istanze per conto delle Camere di commercio di Como-Lecco, Cremona, Milano Monza Brianza Lodi, Pavia, Sondrio e Varese.
OCC, che è un organismo imparziale iscritto nel Registro del Ministero della Giustizia, si occupa, dal 2016, delle crisi da eccesso di debito del consumatore, delle imprese di persone e non di capitale (sotto soglia fallimentare) e di realtà specifiche come l’impresa agricola, la start up o le associazioni professionali. I dati si riferiscono a a tutte le province lombarde a eccezione di Bergamo, Brescia e Mantova.

“I dati delle istanze di chi si rivolge alla Camera Arbitrale di
Milano – ha spiegato Rinaldo Sali, vicedirettore della Camera
Arbitrale e Responsabile del Servizio OCC – evidenziano una condizione di perdurante difficoltà economica di famiglie e imprese di diverse province
lombarde. Iniziata già prima del Covid, la situazione di difficoltà
persiste”.
“Il servizio dell’OCC, Organismo di gestione delle crisi da
sovra indebitamento svolge una funzione economica e sociale: può, a
esempio, aiutare il piccolo imprenditore (non fallibile) a risollevarsi
e a tracciare insieme al gestore una possibile via d’uscita per far
ripartire la propria attività”.

A fronte delle istanze presentate, la procedura più utilizzata è la Liquidazione del patrimonio nel 51,5% dei casi; seguono il Piano del consumatore con il 23% dei casi, l’Accordo di ristrutturazione, scelto nel 14,6% dei casi e l’Esdebitazione del debitore totalmente incapiente, procedura utilizzata nell’11% dei casi. I tempi di chi ricorre a queste soluzioni sono, in media, di 300 giorni dalla presentazione della domanda.
Per ulteriori approfondimenti su come funzionano queste pratiche, si rimanda al sito della Camera Arbitrale.

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