Mario Delpini e l’elogio della gentilezza

Ieri pomeriggio, alle 18:00 il vescovo di Milano Mario Delpini ha rivolto il tradizionale messaggio alla città in occasione della festa del Santo Patrono Ambrogio tutto giocato sul tema della gentilezza.

Come da tradizione, il Vescovo ha presieduto la celebrazione della messa vigiliare del 7 dicembre nella Basilica di S. Ambrogio che ne custodisce, sotto l’altare maggiore, i resti.
Sempre in Basilica, da metà dicembre, nella cappella di San Vittore, sarà possibile vedere il vero volto di Ambrogio grazie un calco frutto del minuzioso lavoro di ricostruzione facciale eseguito dalla dottoressa Cristina Cattaneo, a capo del LABANOF, il Laboratorio di Antropologia e Odontologia forense dell’Università degli Studi di Milano.

Le autorità cittadine presenti a S.Ambrogio

Tornando al discorso di Delpini alla città, al centro della sua riflessione c’è stata la gentilezza che deve, in primis, guidare chi ha responsabilità politiche: “L’esercizio della responsabilità richiede molte virtù: l’onestà, il discernimento, la prudenza, la fortezza, la mitezza, il senso dell’umorismo e alcune che mi sembrano particolarmente necessarie oggi, come la lungimiranza, la stima di sé e la resistenza. Ma per il servizio al bene comune, insieme a queste virtù è necessario uno stile che forse possiamo definire con la virtù della gentilezza”.

E quindi spiega: “Per gentilezza non intendo solo le “buone maniere”, ma quell’espressione della nobiltà d’animo in cui si possono riconoscere la mitezza, la mansuetudine, la finezza nell’apprezzare ogni cosa buona e bella, la fermezza nel reagire all’offesa e all’insulto con moderazione e pazienza”.

Delpini individua quindi delle priorità per chi si occupa della Cosa pubblica e al primo posto mette la famiglia: “La famiglia è principio generativo della società se è stabile, se trova nella società condizioni di vita serene, sane, per la disponibilità di case accessibili, per occasioni di lavoro propizie, per il sostegno necessario alla paternità e alla maternità responsabili, per alleanze educative che rendano l’educazione l’impresa comune che semina in città un futuro desiderabile”.

Anche all’interno della famiglia la gentilezza gioca un ruolo fondamentale tanto che Delpini parla della “necessità di promuovere e di curare la gentilezza nella relazione tra marito e moglie, il rapporto tra l’uomo e la donna come rapporto di reciprocità, nella pari dignità e nella valorizzazione della differenza. Quanto è importante per i figli poter vedere i genitori che si trattano con gentilezza, anche nell’affrontare le tensioni che inevitabilmente emergono in famiglia”.

La seconda priorità sono i giovani quando dice: “È urgente consolidare un’alleanza per accompagnare le giovani generazioni verso il loro futuro. Mi sembra di raccogliere l’impressione di un’impotenza a proposito dell’educazione dei giovani. Sembra che abbiamo tutti i mezzi per spingere avanti i giovani, per predisporre condizioni propizie per realizzare ogni desiderio, ma non siamo in grado di dire verso dove convenga andare, non siamo in grado di dimostrare con semplicità, sincerità e gentilezza che vale la pena di diventare adulti”.

Da questo deriva l’importanza della scuola: “Nella scuola si incontrano stabilmente le generazioni, i ragazzi imparano non solo nozioni, ma a relazionarsi con gli altri; tutte le famiglie, così come sono, possono trovare in essa un punto di confronto. In quell’intreccio dell’umano che è la scuola, ognuno è chiamato a vivere, imparare e trasmettere gentilezza in tutte le relazioni per promuovere vita buona”.

Scuola ma anche educazione per la quale: “è essenziale quella gentilezza della conversazione che trasmette la persuasione che la vita è una vocazione, non un enigma incomprensibile, che il futuro è promessa e responsabilità, non una minaccia, che ciascuno, così com’è, è adatto alla vita, è all’altezza delle sfide, è degno di essere amato e capace di amare”.

L’attenzione di Delpini si sposta quindi sull’ambiente e il lavoro per ammonire: “È necessario promuovere nell’opinione pubblica una sensibilità che con l’apprezzamento incoraggi le buone pratiche e con la critica e con scelte di stili coerenti disapprovi i comportamenti che sono di danno al bene comune. I temi ambiente e lavoro chiedono di allargare l’attenzione e l’azione agli aspetti culturali, educativi e di orientamento coinvolgendo le scuole professionali e le famiglie, con la consapevolezza di dover avviare processi ispirati a un rinnovato umanesimo cristiano”.

Sul finire del suo intervento, Delpini ringrazia quanti si sono adoperati e continuano a farlo per il bene comune: “Ringrazio coloro che si sono resi disponibili per ruoli amministrativi: i sindaci, i funzionari della pubblica amministrazione, le forze dell’ordine, tutti coloro che dirigono le nostre istituzioni, le scuole, gli ospedali, gli operatori del sociosanitario, gli operatori di prossimità, i sindacati”.

Per poi proseguire con: “Ringrazio il popolo innumerevole dei volontari che dedicano tempo, competenze, passione per aiutare le persone fragili, per tenere vive iniziative e istituzioni educative, come gli oratori, le attività sportive, le proposte culturali. E ringrazio della gentilezza: perché è il tratto necessario a creare un clima costruttivo e a rendere più sciolti i compiti, le responsabilità, il lavoro quotidiano di noi tutti. La gentilezza si esprime nel trattare gli altri con rispetto, nell’apprezzare il bene che si compie, nel ringraziare per il lavoro ben fatto”.

In chiusura Delpini cita il poeta Franco Arminio: “Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza” (Cedi la strada agli alberi, 2017).

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