Il carcere come teatro: la scomparsa di Michelina Capato

Michelina Capato, attrice e regista che per prima ha intuito il potere del teatro in carcere, per ridare vita e dignità ai detenuti, si è spenta, per un infarto, all’età di 60 anni.

Il suo primo progetto era stato all’interno della casa circondariale di San Vittore, all’inizio degli anni Novanta e aveva permesso di coinvolgere uomini e donne che, lavorando insieme agli attori professionisti, mettevano in scena spettacoli di recitazione e danza.
Erano nati così spettacoli dai titoli fantasiosi come “La palestra della vita”, “Non più – Frammenti di libertà all’improvviso”, “Ci avete rotto il caos”, messi in scena da una cooperativa che era stata chiamata e.s.t.i.a. come la dea greca del fuoco.

Per la sua instancabile attività, che aveva sempre al centro la persona e la sua dignità, si era battuta per chiedere la verità sulla morte di uno dei detenuti del carcere di Ascoli Piceno, Salvatore “Sasà” Piscitelli, morto durante le rivolte scoppiate in tutta Italia nel marzo del 2020.

La sua collaborazione più lunga è stata con il carcere di Bollate – dal 2003 al 2018 – con una serie di progetti chiamati via via Teatro Galeotto e Teatro Dentro. La sintonia con questa realtà era nata grazie alle iniziative di reinserimento sociale che erano e sono portate avanti da sempre.
I detenuti, infatti, possono scegliere di aderire a un progetto per avere una pena che lasci libertà di movimento all’interno della struttura. Insieme a operatori e volontari, decidono quindi quali attività culturali e quali eventi organizzare. I rappresentanti dei vari reparti accolgono i nuovi arrivati e, sempre in collaborazione con la direzione, si fanno carico delle attività di sostegno che, come noto, sono spesso carenti per mancanza di fondi.

Esiste poi una collaborazione con gli enti pubblici e terzo settore che hanno dato vita a tavoli di lavoro “orizzontali” per l’organizzazione delle attività lavorative, scolastiche e terapeutiche. Ogni tre mesi tutte le realtà che operano a qualunque titolo nel carcere si riuniscono per un confronto sullo stato dei progetti e sulle difficoltà che i partecipanti possono incontrare.
Nel carcere di Bollate, da ultimo, si è raggiunta un’alta percentuale di lavoratori all’esterno grazie anche al sostegno ai progetti da parte di Comune e Regione

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