Caso Ziliani: arrestate le figlie e il fidanzato della maggiore

Questa mattina il gip di Brescia Alessandra Sabatucci ha disposto l’arresto delle due figlie di Laura Ziliani, Silvia di 27 anni e Paola di 19 oltre che del fidanzato della prima Mirto Milani.

Si tratta delle stesse persone che la Procura aveva iscritto nel registro degli indagati lo scorso mese di giugno per le incongruenze emerse durante gli interrogatori successivi alla scomparsa avvenuta lo scorso 8 maggio.
Le figlie avevano raccontato che, quel giorno, la madre era uscita per un’escursione dalla quale non aveva mai fatto ritorno. Il suo cellulare e il gps che, in quanto escursionista esperta, portava sempre con sé erano stati ritrovati all’interno della sua abitazione.

Le ricerche erano andate avanti per mesi anche se di Laura Ziliani non c’era traccia né nelle testimonianze degli abitanti di Temù né nelle videocamere del Comune che risultavano in buona parte non funzionanti. Era stato poi ritrovato uno dei suoi scarponi da montagna lungo un corso d’acqua.
Lo scorso agosto, un torrente aveva restituito il corpo che aveva i capelli rasati ed era coperto solo dall’intimo. A partire da questo ritrovamento era stata disposta l’autopsia dalla quale è emerso che la morte di Laura risaliva al giorno stesso della scomparsa.

Nel testo dell’ordinanza il gip ha ricondotto i motivi del gesto a un movente di tipo economico, come si legge: “I tre indagati avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici”.
Sembra, infatti, che in alcune intercettazioni telefoniche le due sorelle parlino dell’eventualità di avere a disposizione somme di denaro per l’acquisto di un’auto e per fare una vacanza.

Un quadro indiziario che risulta aggravato anche dalla premeditazione.
Nel testo si fa infatti riferimento almeno a un tentativo di avvelenamento avvenuto con un farmaco che una delle figlie, che lavorava in una residenza per anziani, si era procurata. Era stato usato per preparare una tisana che aveva poi causato un malore alla madre. Successivamente la perquisizione in casa dell’appartamento che le sorelle condividevano aveva portato al ritrovamento di un flacone con una sostanza simile.

“Ciò dimostra, altresì – ha scritto il gip – , come il proposito omicidiario sia stato il frutto di una lunga premeditazione che ha permesso ai tre indagati di organizzare un piano criminoso che ha permesso loro di celare per lungo tempo la morte della donna e di depistare le indagini a loro carico”.

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