Il settore manifatturiero in Lombardia

La newsletter Genio&Impresa, che fa capo ad Assolombarda, ha presentato un report che fotografa la situazione del comparti manifatturiero in Regione.

Il raffronto è stra gli ultimi tre mesi del 2020 e i primi tre del nuovo anno e riferisce di un quadro generale che presenta buoni margini di aspettativa per ordini ed esportazioni, la preoccupazione delgli addetti del settore per il rincaro delle materie prime e un quadro occupazionale che vede crescere il numero degli inattivi ovvero le persone che hanno smesso di cercare una occupazione.

Questo quadro, tradotto in numeri parla di:
– la fiducia delle imprese del Nord-Ovest che è cresciuta di 6 punti percentuali rispetto alla media paese che si spiega con l’aumento dei giudizi sugli ordini interni ed esteri e con un miglioramento delle attese di produzione nel breve periodo. Da questo punto di vista la situazione lombarda non si discosta di molto dai distretti spagnoli e tedeschi;

– sul fronte delle materie prime, si registra un 14% di imprese manifatturiere del Nord Ovest con crescenti ostacoli alle esportazioni in termini di ‘prezzi e costi’. Il valore in precedenza si fermava all’8%. Il 10% (dal 5% rilevato in precedenza) lamenta problemi legati a tempi di consegna più lunghi;
– resta sostanzialmente stabile la fiducia dei consumatori anche si mantiene ben al di sotto dei valori pre covid;
– la disoccupazione si attesta al 5,3%, lo stesso del quarto trimestre 2020, ma cresce la platea degli inattivi e si osserva una diminuzione nel numero delle richieste di CIG da parte delle aziende del manifatturiero;

– per quanto riguarda infine i prestiti bancari la richiesta si mantiene elevata tra le imprese con meno di 20 addetti (+5,3%), tra quelle di maggiori dimensioni (+7,5%) e, in generale, in tutti i settori (+9,1% servizi, +6,4% manifattura, +4,7% costruzioni).

Se l’analisi del sistema manifatturiero si sposta, nello specifico, alla città di Milano:
– le esportazioni sono calate dell’8,6% attestandosi, su base annua a -12,5% con le performance peggiori che si registrano nel sistema moda (-18,3% nel 2020) nella meccanica (-12,8%), nei metalli (-17%), nell’elettronica (-10,7%) e negli apparecchi elettrici (-8,0%).
Tra i settori di punta del territorio, la chimica ha contenuto la flessione al -3,4% mentre la farmaceutica ha subito un aumento del 5,2%.
Nel complesso, quindi, i livelli produttivi dell’industria hanno perso circa il -10%.

A impattare sul mercato del lavoro è però la crisi dei servizi con le realtà della ristorazione e dell’ospitalità che hanno subito crolli tra il 30 e il 40%.
Secondo i dati ci sono stati 20 mila occupati in meno nel 2020 e oltre 4 mila disoccupati in meno. In città gli inattivi – quanti hanno smesso di cercare un’occupazione – sono quasi 50 mila.
Il ricorso alla CIG, nel primo trimestre 2021 è stabile a quota 9,4 milioni di ore autorizzate.

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