Schianto sul Pirellone: la commemorazione 19 anni dopo

Il governatore Attilio Fontana ha commemorato quel 18 aprile 2002 e lo schianto di un piccolo aereo privato sul 26° piano del Pirellone.

Episodio che provocò la morte di tre persone – Annamaria Rapetti e Alessandra Santonocito, due avvocati dipendenti della Regione, del pilota Luigi Fasulo – e il ferimento di altre sessanta.
In quel momento molto avevano ancora negli occhi l’attacco alle Torri Gemelle che si era consumato solo l’11 settembre dell’anno precedente. Anche quel giorno, a Milano si pensò a un attacco terroristico ma le indagini fornirono una spiegazione diversa.

Fasulo, classe 1935, era partito da Lugano alle 17:15 a bordo di un piccolo monomotore con l’intenzione di atterrare a Linate, fare rifornimento e rientrare in Svizzera. Solo 15 minuti dopo il decollo le comunicazioni con la torre di controllo si complicano. I controllori intuiscono che Fasulo ha qualche difficoltà dal momento che, di fatto, non centra la pista di atterraggio e lamenta di avere problemi al carrello.

Fasulo, a questo punto, inserisce il pilota automatico e, presumibilmente, tenta di sistemare il problema tecnico mentre l’aereo scompare dal radar. Quando riappare sembra allineato con la giusta traiettoria di atterraggio ma Fasulo manca, di nuovo, la pista e prende la via della Stazione Centrale. Sono quasi le 17:45 quando arriva in vista del Pirellone.
E poi l’imperizia – Fasulo era ancora alle prese con il carrello – il sole ancora forte a quell’ora del pomeriggio e un tentativo tardivo di virata, portarono il piccolo velivolo a schiantarsi contro il grattacielo aprendo uno squarcio fumante sulla facciata.
Le indagini e le testimonianze raccolte per l’occasione stabilirono che lo schianto sul Pirellone fu il risultato dell’imperizia del pilota.

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