Aria Spa nel mirino della Corte dei Conti

La Corte dei Conti della Lombardia ha preso in esame la struttura organizzativa di Aria Spa, la centrale acquisti per la sanità per tentare di capire le gravi inefficienze di cui è stata oggetto.

L’episodio più eclatante che ha l’ha resa necessaria è stato il fallimento del sistema di prenotazione per i vaccini degli over 80, episodio che aveva indotto il governatore Fontana ad azzerarne i vertici, ma non si tratta solo di questo.

La centrale acquisti, infatti, è il risultato della fusione di tre realtà distinte avvenuto nel 2018: Arca (l’Azienda Regionale Centrale Acquisti), Lombardia Informatica e Lombardia Infrastrutture che nel 2014 era balzata agli onori delle cronache per una vicenda giudiziaria. L’operazione rientrava in un generale intervento di taglio dei costi della politica, un tema molto in voga nel nuovo millennio, ma non sufficiente a garantire alla nuova nata l’autonomia e soprattutto l’organizzazione necessaria allo scopo per cui era stata creata.

Ed ecco che allora la Corte dei Conti identifica nell’eccesso di staff, nell’eccessivo ricorso alle consulenze esterne, specie se legali, e nella mancanza di organizzazione, i tre motivi principali per cui le cose non funzionano.

Nella relazione di 331 pagine c’è spazio anche per altre osservazioni come: “Aria Spa non solo non partecipa alla programmazione degli acquisti degli enti del Ssr, con una propria programmazione ma neppure dispone dei piani biennali così approvati e delle informazioni ivi contenute”.

Alle responsabilità individuali, però, si aggiunge anche quella della Regione: “Regione Lombardia sembra non avere piena consapevolezza, non avendo adottato alcun intervento correttivo per perseguire l’obiettivo individuato, di incrementare la quota di acquisti centralizzati”.
La relazione ha infatti messo in evidenza come buona parte delle gare per la fornitura del sistema sanitario non passi da Aria e come, di fatto, le Asst agiscano sempre più in autonomia.

In fine l’analisi dei dati acquisiti ha mostrato come anche la programmazione degli investimenti per il settore sanitario sia quantomeno lacunosa.
Il flop sulla campagna vaccinale, in definitiva, sarebbe l’ultimo anello di una lunga catena di inefficienze.

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