Ricerca: carenza di vitamina D e covid: quale relazione?

Un recente studio, condotto su un campione di 52 pazienti affetti da covid, ha rivelato l’associazione tra gravità della malattia e bassi livelli di vitamina D.

Il lavoro scientifico ha visto coinvolti l’Iss – Istituto Superiore di Sanità – l’ospedale Sant’Andrea di Roma e altre istituzioni scientifiche e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Respiratory Research.

Il campione esaminato, si diceva, era di 52 pazienti – 27 donne e 25 uomini – con un’età media di 68,4 anni. I livelli di vitamina D osservati erano sotto la norma nell’80% dei casi, insufficienti nel 6,5% e normali nel 13,5%.
L’osservazione ha mostrato che laddove la vitamina D era scarsa la malattia risultava più grave sia in termini di infiammazione sia in termini di coinvolgimento polmonare.

La vitamina D, infatti, oltre a intervenire nel metabolismo del calcio per le ossa, interviene anche a livello immunologico essendo distribuita in tutto l’organismo, anche nell’epitelio alveolare polmonare.

“Anche se gli effetti in vivo della VitD non sono completamente compresi – si legge nello studio – una serie di osservazioni sottolineano il ruolo della VitD nello sviluppo delle malattie polmonari. La sua insufficienza è stata collegata alle infezioni virali del tratto respiratorio inferiore e all’esacerbazione delle malattie polmonari ostruttive croniche e dell’asma. Inoltre, i soggetti con bassi livelli di VitD al momento del test Covid-19 erano a più’ alto rischio di essere positivi al Covid 19 rispetto ai soggetti con sufficiente stato di VitD”.

Come tutti gli studi scientifici insegnano, però, serve cautela nel leggere questi dati dal momento che serviranno ulteriori approfondimenti su una popolazione più ampia.

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