I vincitori del concorso indetto da Triennale e San Vittore

Triennale e Casa Circondariale Francesco di Cataldo – San Vittore hanno annunciato i vincitori del concorso, lanciato lo scorso anno, per il ripensamento degli spazi interni alla luce dei bisogni di chi vive e lavora nella realtà penitenziaria.
Il concorso era stato battezzato “San Vittore, spazio alla bellezza”.

Le domande sono pervenute tra il 9 dicembre 2020 e il 18 gennaio 2021 e sono passate al vaglio di una commissione composta da Stefano Boeri, presidente di Triennale, Lorenza Baroncelli, direttore artistico di Triennale, Franco Raggi, architetto, Giacinto Siciliano, direttore della Casa Circondariale Francesco di Cataldo – San Vittore, Leonardo Caffo, filosofo.

I nomi dei vincitori:
– Patrizia Manconi, Cecilia Perotti, Giuseppe Leida, Giulia Matteagi;
– Sofia Badessi, Chiara Filios, Arnaldo Arnaldi, Maria Luccioli, Benedetta Ballabio;
– Francesca Venturoni;
– Alessandro Franco, Jacopo Reale, Silvia Giandoriggio;
Luca Brivio, Stefano Elayathamby, Marianna Frangipane, Gianfranco Orsenigo, Daniele Panni, Stefano Di Zazzo;
– Studioboom, Fabrizio Piras.

Dopo la proclamazione si passerà alla fase di progettazione con il coordinamento dell’architetto Fabio Novembre, membro del Comitato Scientifico del Museo del Design, interno alla Triennale.
Ognuno dei sei gruppi lavorerà su un tema specifico e quindi avvierà la fase di sviluppo dei progetti, insieme ai team di ricerca, anche attraverso sopralluoghi e rilievi a San Vittore.
I progetti saranno consegnati a giugno e quindi presentati anche alla città in entrambi gli spazi.

L’iniziativa si inserisce in un lungo rapporto di collaborazione tra le due istituzioni avviato nel 2018 con il progetto “ti Porto in prigione” promosso dall’Associazione Amici della Nave, che comprendeva una mostra fotografica e una serie di incontri e dibattiti.
Nel 2019 è stata la volta di con PosSession, esperienza che metteva in comunicazione fotografia e teatro riflettendo sulla detenzione femminile e sulla pratica quotidiana dell’arte come strumento di recupero.

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