Truffa dei diamanti: il maxi sequestro dei beni dell’imprenditore Pesce

La Guardia di Finanza di Milano ha disposto il sequestro dei beni riconducibili a Nicolò Maria Pesce, l’imprenditore milanese arrestato lo scorso giugno e che ha già patteggiato una condanna a 4 anni e 4 mesi per riciclaggio.

Il suo nome era emerso in un filone di indagine parallelo coordinato dal pm Grazia Colacicco nell’ambito di un’inchiesta più vasta su una maxi truffa di diamanti ai danni di migliaia di investitori.
Una serie di società, attraverso le banche Bpm, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps e BancaAletti, promuovevano e vendevano diamanti a prezzi di gran lunga superiori rispetto al valore effettivo promettendo agli investitori rendimenti irreali e applicando loro provvigioni esorbitanti.

In questo contesto si sarebbe inserito anche l’operato di Pesce che operava nel settore finanziario con le sue società di consulenza.
Avrebbe così riciclato oltre 20 milioni di euro. Si trattava di una parte dei suoi profitti illeciti pari a circa 500 milioni di euro, guadagnati attraverso la truffa dei diamanti.
Questi fondi sarebbero stati reinvestiti sia attraverso una società lussemburghese sia nelle imprese che fanno capo a Pesce e che includono un ristorante a Forte dei Marmi, una cava di marmo, una sartoria e un concessionario di autovetture a Carrara e due società del settore del recupero crediti e dell’intermediazione immobiliare con sede a Milano.

Il sequestro della GDF porterà nelle casse dello Stato beni per oltre 17 milioni di euro che si compongono di: quote societarie di diverse aziende, tre immobili di cui uno di pregio in pieno centro a Milano, orologi, vetture di lusso e due imbarcazioni tra cui uno yacht ora di circa 30 metri.

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