Alice Brignoli: processo con rito abbreviato per la presunta foreign fighter lecchese

Alice Brignoli, poi diventata Aisha dopo un percorso di conversione all’Islam che l’ha poi portata in Siria, andrà a processo con rito abbreviato.
L’accusa è di associazione a delinquere con finalità di terrorismo tanto che l’inchiesta fa capo al pool antiterrorismo milanese coordinato da Alberto Nobili.

Il gip Manuela Cannavale ha così accolto la richiesta della difesa di Alice che, fino a ora, ha scelto di non collaborare alle indagini.
La vicenda che la vede protagonista risale al 2015 quando la madre di Alice, che viveva nel lecchese con il marito di origine marocchina, aveva trovato un biglietto di addio che le annunciava la sua partenza per la Siria.

Da questo episodio era partita una denuncia per scomparsa.
Le successive indagini avevano poi evidenziato che la coppia aveva seguito un progressivo percorso di radicalizzazione. La decisione di partire era avvenuta in seguito alla proclamazione dello Stato Islamico.
Descritto dal suo fondatore come una specie di paradiso in terra, la prospettiva di andarci a vivere aveva immediatamente fatto presa sulla coppia.
Sempre più insofferenti alla vita di Bulciago, sempre nel lecchese, dove venivano presi in giro per via della loro fede islamica – Alice si era infatti convertita all’Islam cambiando nome in Aisha – avevano deciso di partire.
Arrivati in Siria avevano vissuto dapprima a Raqqa per poi spostarsi in altre città man mano che la guerra civile avanzava.
In un primo interrogatorio, una volta rientrata in Italia, Alice aveva ricordato così quel periodo: “Ci aspettavamo un posto idilliaco per gli islamici, con case e scuole, ma abbiamo trovato la guerra”.

Una guerra che aveva coinvolto e poi ucciso il marito Mohamed Koraichi mentre lei, rimasta sola con i figli il quarto dei quali nato in un campo profughi proprio in Siria, era rimasta nel paese.
Secondo gli inquirenti per educarli alla causa della jihad.
Un aspetto che però Alice ha sempre smentito proclamandosi islamica ma senza gli estremi della radicalizzazione.

Alice e il marito erano finiti nell’elenco dei foreign fighters italiani ed erano tra i destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito di un blitz di Digos e Ros che, nell’aprile del 2016, aveva portato all’arresto in Italia di 4 persone sospettate di voler compiere attentati in Italia.
Proprio a seguito di questa inchiesta, Alice era stata rintracciata proprio in Siria dai Carabinieri del Ros e arrestata.
Una volta arrivata in Italia per lei si erano aperte le porte del carcere mentre i 4 figli erano stati affidati a una comunità.

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