Uno studio per capire il massacro in Ruanda

L’università dell’Insubria di Varese ha deciso di dedicare uno studio di approfondimento al genocidio dei tutsi in Ruanda del 1994.

Sono stati coinvolti gli studenti della professoressa Katia Visconti docente del corso di “Storia e storie del mondo contemporaneo”.
La ricerca si è concentrata sui quei 100 giorni, dall’aprile al giugno del 1994, che culminò con la più grande operazione di pulizia etnica della storia recente. Furono eliminati in maniera sistematica, spesso a colpi di machete e senza risparmiare donne e bambini, quasi tutti gli appartenenti all’etnia tutsi.
Il bilancio finale è stato tra le 800 mila e il milione di vittime.

La linea di analisi principale ha seguito l’idea che l’Europa e l’Occidente in genere abbia volutamente ignorato quanto stava succedendo.
L’attenzione si è quindi spostata sulla situazione geopolitica di quella zona dell’Africa dal momento che il solo odio etnico non è stato ritenuto sufficiente a spiegare quel massacro.

Ecco allora che si è delineata la contrapposizione di due potenze occidentali, la Francia e gli Usa per affermare la propria influenza nel paese. Nella regione del Kiwu, infatti, si estrae il 90% di cobalto e coltan, due metalli indispensabili per la produzione delle batterie degli smartphone.

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