Caso Genovese: il primo interrogatorio

Alberto Genovese, l’imprenditore accusato di avere abusato di una 18enne dopo averla drogata a una festa nel suo attico di Milano, è stato sottoposto al primo interrogatorio.

Il colloquio si è svolto alla presenza del pm Rosaria Stagnaro e del capo della Squadra Mobile Marco Calì e si è protratto per circa 4 ore.
Genovese è apparso teso, nervoso e provato nel fisico forse per l’astinenza da sostanze stupefacenti, di cui più volte e fin dal momento dell’arresto, ha dichiarato di essere dipendente.

L’uomo non ha ancora ammesso il reato anche se il recupero delle immagini delle videocamere di sorveglianza dimostra l’esatto contrario.
La sua argomentazione si è concentrata sulla dipendenza dalle droghe e sul fatto di non ricordare l’accaduto. Genovese avrebbe detto: “Ero drogato. E quando assumo droghe sono fuori di me, non sono più consapevole di ciò che faccio”. Ha quindi aggiunto che sotto l’effetto della droga non distingue più il confine tra legale e illegale. L’unico riferimento all’accaduto sarebbe stato: “Se l’ho fatto, non ho fatto una bella cosa”.

Lo stato psicofisico di Genovese si sarebbe manifestato anche in fase di interrogatorio, quando faceva lunghe pause per riprendere il filo del discorso apparendo, in diversi momenti, come annebbiato.

Terminato l’interrogatorio, l’uomo è stato riportato nel carcere di San Vittore mentre i suoi legali non hanno rilasciato dichiarazioni.

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