La Guardia di finanza ha sequestrato un intero campo di marijuana nel lodigiano

La Guardia di finanza di Lodi ha disposto il sequestro di un campo di oltre un ettaro che faceva capo a una start up creata da due ventenni che sono stati denunciati con le accuse di produzione e detenzione illecita di sostanze stupefacenti e per intermediazione illecita di manodopera.

L’azienda ufficialmente coltivava cannabis light, un’attività di per sé lecita se la quantità di principio attivo nelle piante – il così detto Thc – si mantiene entro i limiti di legge stabiliti allo 0,6 per cento.
Da un primo esame su alcune delle 115.800 piante del campo si è invece scoperto che questo valore raggiungeva il 14% dal momento che si trattava proprio di marijuana.
I controlli hanno inoltre evidenziato che i due titolari non erano in grado di esibire la documentazione contabile, obbligatoria per legge, che avrebbe permesso di verificare gli acquisti e la natura della semente utilizzata nella coltivazione oltre a ricostruire l’intera filiera agroindustriale.
Non solo. Per la coltivazione era impiegata manodopera extracomunitaria, ovviamente irregolare e pagata in nero, che veniva persino sfruttata con orari di lavoro massacranti e condizioni igieniche e di sicurezza sanitaria inesistenti. Tutto questo mentre i due caporali incaricati di sorvegliarli erano alloggiati in comode roulotte.
“Si tratta della più grande piantagione mai vista in Italia – ha sottolineato il comandante della Guardia di Finanza di Lodi, Vincenzo Andreone.
La raccolta nel campo, infatti, avrebbe permesso di ottenere oltre 10 tonnellate di sostanza stupefacente da destinare poi al mercato.
La Guardia di finanza di Lodi sta ora cercando di risalire ai canali di smercio che venivano utilizzati dai due giovani produttori.

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