Caso Britney Spears: dall’hashtag #FreeBritney alla Superior Court di Los Angeles, cosa sappiamo

Britney Spears non è sicuramente un nome che ha bisogno di presentazioni. Aveva solo 16 anni quando con “…Baby one more time” debuttò nelle classifiche internazionali fino a diventare l’artista più pagata e conosciuta di tutti i tempi.

Cantautrice, ballerina, attrice, stilista ma soprattutto icona globale indiscussa, sembra sia prigioniera da oltre 11 anni del suo stesso padre, Jamie Spears, nativo della Louisiana, che dopo aver ottenuto la custodia e tutela legale (conservatorship) della figlia in seguito al crollo psicologico di Britney tra il 2007 e il 2008, pare abbia ricavato un patrimonio di ben 250 milioni di dollari a fronte dei quali ne sono stati dati da spendere alla donna solo 1500 a settimana. Non pochi? Pochissimi rispetto al guadagno carrieristico che la vede figurare nella Top 15 delle cantanti femminili più ricche al mondo.

Una condotta sopra le righe, a tratti costellata di abusi di droghe o alcolismo che non è certo una novità per le giovanissime star dell’ambiente, basti pensare alla collega Lindsay Lohan, a Paris Hilton o Miley Cyrus giusto per citarne alcune. Ma le immagini di Britney irriconoscibile, con la testa rasata a manifestare il crollo fisico e psicologico della sua anima fragile di ragazza troppo famosa e troppo presto, sono diventate virali su web e giornali e sono poi approdate al processo dove in seguito alla valutazione psichiatrica di “incapacità di intendere e di volere” l’hanno affidata alla custodia legale del padre, unico tutore e responsabile di amministrare il patrimonio finanziario e le scelte personali della figlia.

E così dopo oltre 10 anni Britney non è ancora indipendente nè libera di vedere i suoi figli quando vuole. E ora che la “bomba” è scoppiata e la notizia della sua “prigionia” è di dominio pubblico, i suoi fan non hanno nessuna intenzione di lasciarla sola.

Ma l’hashtag “Free Britney” e la campagna a tutela dei suoi diritti, che su internet conta milioni di seguaci, ha origine già nel 2009 quando una pagina web iniziò a battersi contro i vincoli costrittivi del nuovo status di tutela legale della cantante in seguito al processo.

Ma l’amministratore della pagina, Jordan Miller, venne presto costretto a chiuderla in seguito alle reazioni irose della famiglia della Spears, in particolare del fratello Jamie. In dieci anni da allora, sono tre gli album prodotti da Britney con le grandi etichette discografiche, numerose le apparizioni pubbliche in televisione (anche in veste di giudice ad “The X Factor”) così come le performance come “Star attraction” a Las Vegas. Ma in tutto questo, la Spears continuava a vivere sotto i vincoli di un complesso ordinamento giuridico in cui suo padre ed un avvocato agivano in veste di tutori legali.

Questo Aprile, le luci si sono riaccese sulla questione e sul caso “Free Britney” dopo che un fan ha analizzato un audio vocale pubblicato su una pagina instagram, BritneyGram, nel quale qualcuno che si descrive come un paralegale anonimo, sostiene di essere stato coinvolto nella tutela e dicendo di sentirsi seriamente preoccupato dello stato di salute di Britney e della sua capacità di autonomia, insistendo che la pagina Instagram personale della stessa, solitamente utilizzata come diario giornaliero, risultasse inattiva ormai da alcuni mesi. Strano. Ancora più strano alla luce dell’inaspettata cancellazione del nuovo tour “Britney: Domination”, già annunciato dal suo staff ad Ottobre e che prevedeva diverse performance della Spears dal Planet Hollywood al nuovo MGM’s Park Theatre di Las Vegas.

Le speculazioni dei fan sono aumentate quando TMZ ha riferito che Britney Spears avesse effettuato il check-in in una struttura privata di salute mentale, dando quindi adito che fosse questo il reale motivo della cancellazione del tour piuttosto che per ragioni di salute del padre, un’infiammazione del colon, come dichiarato dal suo ufficio stampa.

Il 23 Aprile è proprio la Spears a pubblicare un messaggio in cui spiega di star attraversando un periodo per lei molto delicato e difficile, e conclude dicendo “…don’t believe anything you read and hear” forse alludendo ad un’immagine della sua vita apparentemente serena e patinata che i social continuano a propinare negli ultimi anni.

Il 10 Maggio il giudice Brenda Penny ha ordinato la riapertura e una valutazione esperta del caso Spears, in seguito alla richiesta della cantante di poter cessare lo status di ‘conservatorship’ perpetuata per ben 11 lunghi anni. L’ordinanza prevede anche una valutazione di tipo psicologico delle condizioni della cantante, anche se nelle carte processuali non viene specificata la natura di queste valutazioni . La prossima udienza è fissata per Settembre e nel frattempo il manager della Spears, Larry Rudolph, ha confermato ufficialmente la cancellazione del ‘Las Vegas Residency’ sottolineando che non è dato sapere nè quando nè se Britney avrà voglia e sarà in grado di esibirsi di nuovo. Sarà davvero questa la fine dell’iconica epoca di Toxic?

Una cosa è certa, non ci è dato sapere quali siano le reali motivazioni che si celano dietro a tutto questo caos mediatico, e neanche ci è dato schierarsi, ma di sicuro c’è da augurarsi che si riesca davvero a stabilire, tramite la riapertura del caso, se la Spears abbia il diritto di riprendere in mano la propria vita; e ci si augura che questo possa essere d’aiuto a mille altre donne con storie analoghe, che sebbene non famose stanno subendo lo stesso trattamento, magari vivendo lontano dai propri figli e prive della propria autonomia e libertà.

E inoltre come è possibile che una persona possa essere definita incapace di intendere e di volere, o di gestirsi autonomamente, ma nel contempo assolutamente in grado di sostenere una carriera professionale così proficua e di successo?

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