La rabbia degli infermieri e il silenzio della politica

Di recente sono state rese note le cifre spese dalla Camera dei Deputati per fronteggiare l’emergenza da coronavirus.

L’importo destinato sfiora i due milioni di euro e comprende, oltre ai servizi medico-sanitari, una cifra importante- si parla di 800 mila euro- destinata a prodotti farmaceutici e sanitari.

A tutela della salute dei deputati, quindi, oltre ai dispositivi di protezione personale erano previsti servizi infermieristici, un’ambulanza fissa per il biocontenimento del virus e l’utilizzo dei termoscanner.

Quanto basta per provocare la dura presa di posizione di Antonio De Palma, leader del sindacato degli infermieri italiani Nursing up che ha così commentato: “I paradossi di queste due Italie: quella dei privilegi dorati per pochi, e quella dei lavoratori della sanità, trattati come carne da macello pronti a rischiare la vita per 5 euro al giorno”.

Il sindacato infermieri aveva già portato in piazza la sua protesta a Milano il 04 luglio scorso.

Oggetto della manifestazione erano state le promesse disattese nei confronti di una delle categorie, insieme ai medici, più esposta ai rischi di contagio e che ha pagato un pesante contributo in termini di vite umane.

Dalle istituzioni ci si aspettavano risposte per la revisione dei contratti e il miglioramento degli stipendi oltre al riconoscimento di un premio per l’impegno in prima linea. Basti pensare a una delle foto simbolo della pandemia che ritrae un’infermiera crollata per la fatica di fronte a un computer.

De Palma si dice indignato dal fatto che molti professionisti abbiano operato in condizioni di grave pericolo personale per mancanza di dispositivi di protezione arrivando persino a dover comprare da sé quanto occorreva in reparto per proteggersi.

De Palma conclude dicendo di aver inviato svariate lettere a diversi esponenti politici per ottenere risposte concrete ma di aver ricevuto, almeno fino a ora, solo indifferenza.

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