Covid-19, il Consiglio di Lega Serie A conferma: “Vogliamo giocare”

Il calcio italiano non ha intenzione di arrendersi. Sebbene da più parti, in ultimo dal presidente del Coni Giovanni Malagò, siano arrivati inviti a studiare una via alternativa alla ripresa degli allenamenti e del campionato, anche ieri il Consiglio di Lega Serie A è terminato con un deciso indirizzo, esplicitato nella nota uscita in serata.

“Il Consiglio di Lega Serie A, riunitosi oggi, ha confermato all’unanimità l’intenzione di portare a termine la stagione sportiva 2019-2020, qualora il Governo ne consenta lo svolgimento, nel pieno rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza – si legge – La ripresa dell’attività sportiva, nella cosiddetta Fase 2, avverrà in ossequio alle indicazioni di Fifa e Uefa, alle determinazioni della Figc nonchè in conformità ai protocolli medici a tutela dei calciatori e di tutti gli addetti ai lavori”.

Ad oggi è previsto che il 4 maggio le società riprendano gli allenamenti in gruppo, dopo aver svolto per tutti i giocatori e i membri degli staff appositi test. Sempre all’interno della Lega ci sono però anche otto società che non la pensano allo stesso modo e vorrebbero non terminare la stagione: Parma, Spal, Brescia, Torino, Sampdoria, Udinese, Bologna e Fiorentina. “Con l’eventuale ripresa del campionato e successiva interruzione per conseguenze derivanti da contagio Covid-19, quali effetti giuridici potrebbero subire i singoli calciatori o interi club (per gli effetti dell’ottemperanza a provvedimenti mitigatori al contagio – autoisolamento o quarantena)? In particolare potrebbero sopravvivere la legittimità delle pretese dei club di invocare la forza maggiore a far data dal DCPM 9 marzo 2020 con riguardo a rapporti contrattuali di durata preesistenti alla data? L’assunzione del rischio di un fatto non più imprevedibile potrebbe ricadere sul club che si è assunto il rischio di prosecuzione della competizione pur in presenza di un rischio incalcolabile”, è quel che si rileva nel comunicato congiunto dei club dissidenti.

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