Le imprese lombarde ed i mercati esteri, timori per le conseguenze della crisi Usa – Iran

Per le imprese lombarde fino a pochi giorni fa erano positive le aspettative verso i mercati esteri per il 2020. Ora la crisi cambia gli scenari. In particolare, a gennaio, metà delle imprese ritiene che in tempi brevi non ci saranno particolari conseguenze sul loro business estero e metà ritiene che ci saranno, contenute intorno al dieci per cento degli affari internazionali. La metà delle imprese resta ottimista sul futuro, secondo un’indagine del 7 gennaio di Promos Italia, la società per l’internazionalizzazione delle Camere di commercio in Italia insieme alla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su circa cento imprese già attive o interessate a espandersi sui mercati esteri.

Ora c’è prudenza rispetto all’ottimismo di oltre duecento imprese sentite a fine dicembre 2019. Circa l’85% delle imprese attive sui mercati internazionali era infatti pronta ad aumentare il proprio business internazionale, il 61% molto e il 24% abbastanza. Il 41% degli operatori che avevano risposto all’indagine riteneva che il 2020 sarebbe stato un anno più positivo del 2019 per il proprio business internazionale, per il 31% sarebbe rimasto costante mentre il 16% prevedeva un peggioramento della situazione. Molte (38,5%) con rapporti commerciali in più di dieci Paesi esteri, nel corso del 2020 avrebbero voluto ulteriormente espandere il proprio business in Europa, con la Germania da sola che attrae l’interesse del 25%, con la Russia a quota 23% mentre il 17% puntava sugli Stati Uniti e il 19% guardava alla Cina e il 21% al Giappone.

Nel fatturato conta l’attività internazionale per metà delle imprese. Il fatturato è influenzato per gran parte dall’attività sui mercati esteri. Per circa il 34% degli imprenditori coinvolti nella rilevazione infatti, il business internazionale pesa per oltre il 50% del fatturato.

Le problematiche principali per circa uno su tre sono dimensione aziendale e burocrazia. Bisogna tener conto di alcune problematiche a cui le imprese sono soggette, le più diffuse sono: la dimensione aziendale (31%), la burocrazia internazionale (30%), la scarsa conoscenza dei mercati (28%), i costi di accesso al mercato (24%), l’inaffidabilità dei partner locali (17%).

Cercano soprattutto controparti estere nel 59% dei casi. Il 59% sostiene che la ricerca di controparti estere è ancora la soluzione migliore per sviluppare processi di internazionalizzazione, seguita da partecipazione a fiere internazionali (56%) e incontri b2b con controparti estere (46%).

Cresce l’e-commerce (24%) anche se la distribuzione diretta rimane il canale più utilizzato (51%). Èseguito dalla distribuzione indiretta, attraverso distributori, buyers e importatori (46%), più staccato l’e-commerce (24%) e i marketplace utilizzati dal 13% delle imprese coinvolte.

Il quadro nazionale degli scambi nei primi nove mesi del 2019. La Lombardia nei primi nove mesi del 2019 ha superato i 194 miliardi di interscambio, stabile rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Vale il 29% del totale italiano che è di 670 miliardi ed è prima seguita da Veneto (85 miliardi) ed Emilia Romagna (77 miliardi). In particolare l’export è di 94 miliardi circa su 352 miliardi nazionali (26,8%) e l’import di 100 miliardi su 317 miliardi (31,5% del totale). Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese, sugli ultimi dati Istat per i primi nove mesi del 2019, il trend è positivo a Milano che cresce complessivamente del 3% per scambi (86 miliardi): +5% l’export che è di 34 miliardi e +2% l’import (52 miliardi).

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