Milano-Cortina, la grande chance

Non sarà un tavolo con tre gambe, ma un più stabile piano a due. Dalla candidatura Italia, il Coni ha fatto un passo indietro: niente più Torino, si punta su Milano-Cortina, con tanti saluti ai propositi piemontesi di un’Olimpiade bis. Una scelta che ha nettamente più senso rispetto a quella iniziale. Riducendo il numero delle città in ballo, Malagò ha ottenuto di avere una squadra che non deve occuparsi dei dissidi interni, dato che le due città hanno espresso volontà per un progetto comune. Cade la voglia di Milano di essere capolista, svanisce la contrarietà di Torino a quest’ultima richiesta e non destano più preoccupazione le spaccature interne all’amministrazione Appendino che già si erano manifestate prima ancora della presentazione dei dossier.

Ha un bel dire la prima cittadina del capoluogo piemontese sul fatto che la candidatura della Mole fosse la migliore. Contano, certo, i costi da considerare, ma non è il solo aspetto da tenere a mente. Torino, come detto, non ha un’amministrazione coesa sul tema olimpico e già in passato un sindaco del medesimo “colore” rispetto a quello di Appendino ha fatto saltare un progetto avviato e potenzialmente vincente come quello di Roma 2024, su cui il Coni e il governo avevano puntato tantissimo, prima di veder svanire il lavoro di mesi e mesi.

Non è detto che Milano-Cortina sia per forza un progetto vincente, ma le premesse sono buone. Non ci sono divisioni politiche, nonostante in Lombardia ci siano fazioni opposte in capo al Comune (centrosinistra) e Regione (centrodestra). Tutti hanno capito cosa possono significare i Giochi per l’Italia e ancor di più per le due città chiamate in causa. Cortina potrebbe ospitare la stessa manifestazione di cui si festeggeranno i 60 anni proprio nel 2026, un quinquennio dopo i Mondiali di sci alpino che già ha vinto e sta preparando da tempo. Milano potrebbe invece entrare in una dimensione diversa da quella attuale, aggiungendo un palcoscenico invernale finora mancante.

E’ vero, come dice Appendino, che all’ombra della Madonnina mancano le montagne. Per questo c’è Cortina, alla quale al contrario manca quel quid a livello internazionale. In altrettanto modo va sottolineato come Milano abbia una storia di sport invernali che non è vergine di successi. L’hockey ghiaccio ha avuto e ha nel capoluogo lombardo uno dei suoi punti di riferimento storici. E’ di Milano una delle sciatrici italiane più forti, Federica Brignone, figlia d’arte di Maria Rosa Quario (altra milanese).

Chiaro che bisognerà lavorare a livello di strutture e di credibilità, che Milano ha presso il Cio anche grazie al lavoro fatto un anno fa per ottenere l’assegnazione della sessione che si terrà nel 2019. Sarà proprio in quella sede, tra un anno a settembre, che si deciderà in teoria quello che sarà il palcoscenico a cui verrà dato il compito di accogliere la grande manifestazione a cinque cerchi.

Se toccherà davvero all’Italia, per Milano sarà un’occasione unica, a livello sportivo. Soldi dal governo, in teoria, non ne dovrebbero arrivare, ma da oggi al 2026 tanti scenari possono cambiare: un diverso risultato politico dall’ultimo verificatosi alle urne, ad esempio, potrebbe avere l’effetto di un cambio di rotta. Anche in caso contrario gli sponsor farebbero a gara per legare il proprio nome alla rassegna olimpica, per non parlare del ritorno a livello di posti di lavoro o di immagine. C’è da incrociare le dita e provare a meritarsi la benevolenza dei membri Cio. Milano, attorniata dai cinque cerchi, sarebbe ancora più “un grand Milan”.

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