Milano: il marito la tortura, donna afghana lo denuncia

La giovane afghana, 22 anni, portava ancora evidenti i segni delle frustate e delle cinghiate ricevute, con lividi e tagli sulle braccia, causati anche da un coltello e dai colpi di un caricabatteria. La donna ha trovato il coraggio di denunciare le sevizie del marito, che è stato arrestato dai carabinieri, ed è stata ricoverata insieme alla figlia presso la clinica Mangiagalli. Qui ha raccontato mesi di torture e violenze, fisiche, psicologiche, sessuali, che il marito ha perpetrato su di lei e sulla figlia di appena un anno e mezzo, più volte presa a schiaffi dal padre.

Il matrimonio della coppia era stato combinato in patria, in Afghanistan, dalle famiglie e solo da tre mesi la donna aveva raggiunto il marito, a Milano dal 2006, ma controvoglia, obbligata così come era stata nella scelta del compagno. E infatti la vita della giovane donna nel condominio in zona San Siro nel quale risiedevano, si è subito trasformata in un inferno: reclusa in casa, senza denaro proprio, percossa come abitudine quotidiana, minacciata di morte se avesse chiesto aiuto. Le violenze quotidiane si consumavano di fronte alla piccola figlia, che diventava talvolta essa stessa oggetto delle percosse.

La disperazione della donna ha potuto più della paura e l’ha portata a chiedere aiuto. Dopo essersi rivolta ad una connazionale che non aveva fatto nulla in quanto moglie di un amico del marito, ha domandato soccorso alla prima persona che ha potuto vedere, un tecnico del gas che aveva suonato al loro appartamento per lavoro. In inglese, non conoscendo l’italiano, gli ha domandato di salvarla, trovando così supporto in uno sconosciuto.

 

 

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