Sentieri di Celluloide : Tony Arzenta ( BIG GUNS )

Sentieri di Celluloide

 – Milano nel cinema –

——————————————————————————————————————————

“TONY ARZENTA ( BIG GUNS )”

tony arzenta_locandina

Nessuno di noi inventa niente, hanno inventato tutto Omero e Tolstoj e gli altri continuano soltanto a riproporre.

( Duccio Tessari )

Duccio Tessari

Ho fatto bene tre cose: il mio lavoro, le stupidate e i miei figli.

( Alain Delon )

big guns

Tra i personaggi cinematografici che hanno affollato il poliziesco italiano degli anni ’70, quello di “Tony Arzenta“, diretto da Duccio Tessari, nel 1973, e interpretato da Alain Delon merita un posto di rispetto. Tessari cosceneggiatore insieme all’amico Sergio Leone in : “Per un pugno di dollari“, diventando uno dei padri del western italiano, dando il via, nel 1965, alla popolare serie di : “Ringo“, lanciando Giuliano Gemma come icona del genere, è stato capace di oscillare, come regista, attraverso film di genere diverso, seguendo la sua idea di cinema popolare.

Nel 1973 compie un’incursione nel poliziesco portando sul grande schermo :  “Tony Arzenta – Big Guns“, un gangster-movie duro e spietato, con scene di azioni spettacolari che rimangono tra le migliori realizzate in quel periodo, appassionante nella simbiosi tra il protagonista e i suoi nemici, puro cinema noir dal ritmo serrato, una perfetta alchimia di elementi forti e cinici che non hanno nulla da invidiare alle pellicole americane.

Delon Conte

Alain Delon impeccabile e glaciale, in veste di lupo solitario, ci accompagna in una personale discesa verso il perdono di un mondo criminale da cui vuole esiliarsi, in un meccanismo ingannevole smascherato da un finale beffardo, lasciando lo spettatore con l’amaro in bocca per un personaggio per il quale è impossibile non fare il tifo. Accanto al divo francese, Richard Conte che sembra indossare il poliziesco come un abito su misura.

Il cinema popolare dovrebbe essere come la televisione, deve rivolgersi Indifferentemente a tutti gli strati sociali e culturali, da l’intellettuale alla analfabeta, cercando al contempo, come cinema, di essere divertente, pur senza rinunciare a quello che con una brutta parola si chiama messaggio.

( Duccio Tessari )

 

Tessari Delon

Chi fa un mestiere come il mio ha sempre un proiettile che gli viaggia contro.

(Alain Delon )

Tony Arzenta, infallibile sicario al servizio di una potente organizzazione mafiosa che opera tra Milano, Parigi, Amburgo e Copenaghen, decide di lasciare la professione e cambiare vita per dedicarsi alla famiglia. I vertici della gang pensano che il suo allontanamento sia troppo pericoloso per la loro insospettabile posizione, decretando la sua condanna a morte collocando una bomba nella sua auto, ma per un fatale errore, nell’esplosione vengono uccisi la moglie ed il figlio di nove anni.

Arzenta inizia così una spietata vendetta eliminando uno alla volta i boss della banda per concludere il suo adrenalinico percorso in un piccolo paese in provincia di Siracusa, trovandosi faccia a faccia con il capo dei capi. Sarà l’ultima tappa di una lunga scia di sangue, il proiettile di un amico traditore porrà fine alla sua storia.

Duccio Tessari, in una produzione ad alto budget, gira gli esterni a Milano, Parigi, Amburgo, Copenaghen e a Noto in provincia di Siracusa. Il film si apre sulle note di “L’appuntamento“, cantata da Ornella Vanoni ( la colonna sonora, da una sonorità quasi jazz, è firmata da Gianni Ferrio ), con Alain Delon, alla guida della sua auto, che attraversa una Milano notturna illuminata dalle numerose insegne pubblicitarie e dalle luci delle vetrine. L’appartamento di Tony Arzenta, testimone della tragica morte della moglie e del figlio si trova in viale Caprilli, in zona San Siro, al fianco dell’ Ippodromo di Galoppo. La prima spettacolare sequenza, in cui Arzenta è al centro di una sparatoria, si svolge in piazza Cimitero Maggiore, dando il via ad un rocambolesco inseguimento che terminerà tra la nebbia del parco di Monza.

La vendetta di Arzenta inizia con l’eliminazione di un componente dell’organizzazione mafiosa che alloggia al Grand Hotel Verdi in via Melchiorre Gioia per poi proseguire nelle citate città europee.

Duccio Tessari tornerà a girare a Milano nel 1990, firmando : “C’era un castello con 40 cani“, una deliziosa favola, teneramente ecologica e vagamente gialla in cui il regista dà vita alla sua meravigliosa simpatia per gli amici a quattro zampe.

Ma questa è un’altra storia…

“A ben Arrivederci”

Joe Denti

Impostazioni privacy