Culturista assolto: “Usava il doping anche per bere caffé”

Il Tribunale di Milano ha assolto un culturista di 27 anni accusato di doping sportivo perché “il fatto non sussiste”. Aveva con sé una quantità di sostanze in casa tali da giustificare il rinvio a giudizio, ma secondo la giudice Ombretta Malatesta le prove portate dai legali difensori avrebbero dimostrato come le sostanze non fossero indirizzate a un tentativo di doping in vista delle prestazioni sportive da raggiungere, ma per una “fobia sociale”, una volontà di aumentare la personale autostima.

La sentenza è stata quindi favorevole all’imputato, i cui difensori Guido Camera e Paolo Mendicino hanno sostenuto con successo l’idea secondo cui l’arsenale medico sarebbe stato raccolto e utilizzato anche solo per le attività più assurde e semplici, ad esempio un caffé da prendere al bar sotto casa. “Vive in una dimensione – si legge nel provvedimento -nella quale l’aumento della propria autostima coincideva con il miglioramento del proprio aspetto estetico, inteso quale aumento della massa muscolare: il bisogno vitale era diventato quello di sentirsi sicuro e adatto in tutte le situazioni sociali attraverso il proprio aspetto”.

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