Sentieri di Celluloide : Totò, Peppino e la … malafemmina

Sentieri di Celluloide

 – Milano nel cinema –

——————————————————————————————————————————

“TOTO’, PEPPINO E LA … MALAFEMMINA”

 

Risultati immagini per totò, peppino e la malafemmina

“Dunque… Noi vogliamo sapere Per andare dove dobbiamo andare, Per dove dobbiamo andare. Sa, è una semplice informazione…”

(Totò)

fotoVigile

Il 23 agosto 1956, nelle sale cinematografiche uscì: “Totò, Peppino e la… Malafemmina”, diretto da Camillo Mastrocinque. Tranne qualche rara eccezione, il film fu accompagnato da solenni stroncature da parte della critica, che considerava le pellicole interpretate da Totò destinati ad un pubblico di “cretini”.  Sul quotidiano “Avanti!” si leggeva: “Una farsa grossolana, urlata in dialetto napoletano dalla prima all’ultima scena. E’ avanspettacolo il fumetto della peggiore qualità, né la presenza di bravi attori come Totò e Peppino De Filippo si fa avvertire almeno sul piano della buona recitazione”.

Ma i critici sono condannati, per tutta la vita, a parlare male dei film che piacciono al pubblico e grazie al passaparola di quel pubblico di “cretini”, il film ottenne un clamoroso successo, con quasi 5 milioni di spettatori, incassando al botteghino la cifra astronomica per l’epoca di 1.751.000.000  lire.

Vertice assoluto dell’ affiatata coppia Totò e Peppino, perfettamente complementari e capaci di improvvisare senza mai perdere il senso del ritmo, dando vita ad alcune scene diventate dei veri e propri cult.

Antonio De Curtis

“Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore, perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire conosciuti in qualcosa, bisogna morire”

(Antonio De Curtis)

toto castellani

I fratelli Caponi, sempliciotti contadini di scarsa cultura, vivono nelle campagna napoletana, sempre impegnati in una serie di liti con il vicino di casa, Mezzacapa, interpretato da Mario Castellani. La loro vita viene sconvolta dalla notizia che il nipote, figlio della loro sorella rimasta vedova, si è innamorato di una ballerina di avanspettacolo, decidendo di abbandonare gli studi di Medicina all’ università di Napoli per seguirla nella tournée a Milano.

Allarmatissimi si recano nel capoluogo Lombardo con lo scopo di separare la coppia cercando di convincere la ragazza a lasciare il nipote offrendogli la somma di 700 mila lire, accompagnata da una lettera dove spiegano le loro ragioni.

La presunta malafemmina, interpretata dalla sensuale Dorian Gray alla fine si rivelerà una virtuosa e sincera fidanzatina, portando la storia ad un un lieto fine. La scena madre del film entrata nella leggenda del cinema comico italiano, quella della lettera dettata da Totò a Peppino, è un autentico pezzo di bravura, frutto della creatività dei due protagonisti. Secondo la testimonianza di Teddy Reno, nel ruolo di nipote e interprete di alcune canzoni del suo repertorio, arricchito del brano “Malafemmina”, scritto e musicato da Totò, la sequenza della lettera non era prevista nel copione e poi improvvisata dal genio artistico dei due comici, i quali, durante le riprese stravolsero spesso e volentieri le scene da girare. Testimonianza confermata anche da Ettore Scola, impegnato in qualità di aiuto regista.

“Ma scusa… Come disse Mezzacapa?! Quando c’è la nebbia non si vede! La nebbia c’è ma non si vede!”

(Totò)

La fattoria dei fratelli Caponi, distante 700 metri da quella di Mezzacapa, in realtà non si trova nel napoletano, ma in case rurali in via del Ponte di Nona, a Roma. La facoltà di Medicina frequentata dal nipote si trova in Corso Umberto I, a Napoli. Gli esterni girati a Milano, sono stati realizzati alla stazione centrale, quando Totò e Peppino giungono a destinazione imbacuccati da cosacchi, seguendo le informazioni del rivale confinante Mezzacapa che li metteva in guardia sul freddo e la nebbia milanese. Per poi trovarsi in Piazza del Duomo, dove chiedono delle informazioni ad un “ghisa”, scambiato per un generale austriaco.

La Stazione Centrale di Milano è stato un luogo simbolo in cui sono state realizzate sequenze cinematografiche memorabili, oscillanti tra i vari generi.

Nel 1961, Marino Girolami, prendendo spunto dalla trama del capolavoro di Luchino Visconti, “Rocco e i suoi fratelli”, uscito l’anno prima, utilizza la location per una spassosa sequenza in “Walter e i suoi cugini”, interpretato da un vulcanico Walter Chiari.

Ma questa è un’altra storia…

“A ben Arrivederci”

Joe Denti

Impostazioni privacy