Multe e autovelox: punti salvi se non si ricorda chi era il conducente

C’è un’ordinanza della Cassazione, la numero 9555/2018, che da un paio di giorni ha alzato la temperatura degli uffici tecnici delle amministrazioni locali milanesi. Il tema riguarda multe e autovelox. Chi ha commesso delle infrazioni un paio di anni fa potrebbe salvare i punti della patente, risparmiando anche i soldi della sanzione aggiuntiva prevista per chi non ricorda il nome di chi era alla guida dell’auto al momento dell’infrazione.

Si tratta di una questione piuttosto complessa poiché in ballo ci sono molti soldi, se si pensa che solo nei primi sei mesi del 2016, per esempio, gli automobilisti inchiodati dalle telecamere per aver superato i limiti di velocità consentiti furono quasi 100 mila. Finora, il proprietario dell’auto non aveva molta scelta per evitare la multa e la decurtazione dei punti: o tirava in ballo, mogli, nonni e zii, addossando loro la responsabilità, o metteva mano al portafogli. L’altro giorno il colpo di scena. Una signora di Bari aveva sostenuto di non ricordare chi fosse al volante dopo più di tre mesi dall’infrazione. A darle ragione il giudice di pace, il Tribunale e, infine, la Suprema Corte, condannando il Comune pugliese a pagare pure le spese processuali. Per la Cassazione dovranno essere i giudici a valutare la credibilità dei “vuoti di memoria”degli automobilisti, “caso per caso”.

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