Sentieri di Celluloide : Banditi a Milano

Sentieri di Celluloide

 – Milano nel cinema –

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“BANDITI A MILANO”

 

 

Nel mio lavoro storiografico ho sempre sottolineato il carattere di rivoluzione formale, non solo di contenuti del movimento neorealista. In questo il suo contributo al rinnovamento dello stesso linguaggio cinematografico, valore riconosciutogli dalla critica straniera. E’ grazie a questa nuova declinazione estetica che si deve la penetrazione dell’Italia popolare e addirittura dialettale del XX secolo sugli schermi di tutto il pianeta.

(Carlo Lizzani)

Lunedì 25 settembre 1967.

Erano esattamente le ore 15:20 quando tre banditi, armati di pistola entrarono nell’ Agenzia 11 del Banco di Napoli, in Largo Zandonai a Milano. Un quarto complice, li attendeva all’esterno della filiale a bordo di una Fiat 1100 D con il motore acceso.

L’ azione fu veloce e il bottino rilevante. Dodici milioni di lire.

Tre minuti dopo fu dato l’allarme dando il via al più spettacolare e sanguinoso inseguimento della storia della Milano criminale, una folle fuga di 30 minuti, tra le vie della città percorrendo dodici km a 130 all’ora, scatenando l’inferno.

Per seminare le volanti della polizia al loro inseguimento i banditi cominciarono a sparare ad altezza d’uomo, colpendo  mortalmente 3 persone : in via Pisa, Virgilio Odone, autista di una cartiera, a bordo del suo furgoncino. In piazza Stuparich, Francesco De Rosa,  automobilista. In piazzale Lotto, Giorgio Grossi, uno studente liceale di 17 anni.

Alle ore 16:00. Quando lo scontro a fuoco ha fine, il bilancio del tragico pomeriggio si fa ancora più grave. Oltre alle vittime rimangono ferite altre 18 persone tra passanti e agenti di polizia.

Dopo due giorni dalla sparatoria muore anche Rualdo Piva, invalido cardiopatico, vittima di un infarto dopo essersi scontrato con Adriano Rovoletto, il cassiere della banda, in fuga a piedi con il bottino sottobraccio, subito arrestato e sottratto in extremis al linciaggio della folla.

L’identità dei rapinatori era ben nota alle Forze dell’Ordine, Si trattava della “Banda Cavallero”, composta dal loro capo, Pietro Cavallero, soprannominato “Denti di lupo”, personaggio di grande cultura dotato di un carisma contagioso, un vero e proprio genio della rapina.

Il suo secondo, Sante Notarnicola, Adriano Rovoletto e dal diciassettenne Donato Lopez, tutti piemontesi, capaci di tenere in scacco la polizia in una serie di rapine, tra Torino e Milano.

Il secondo a cadere fu il giovane Lopez, arrestato nella sua abitazione a Torino, mentre Cavallero e Notarnicola rimasero in libertà per alcuni giorni dandosi alla macchia.

Per catturarli si mise in atto una straordinaria caccia all’uomo fino all’alba del 3 ottobre, quando vennero individuati In un casello ferroviario abbandonato, vicino a Valenza Po, in provincia di Alessandria, circondato da cinquecento uomini tra poliziotti e carabinieri.

Poco tempo fa, quando avvennero i fatti che ho ricostruito in questo film, ci siamo domandati tutti : perché tanta violenza ? Perché questa parola, linciaggio ? Eppure questa città ha visto altri episodi di sangue…

( voce narrante – Banditi a Milano )

Dopo  8 mesi dalla rapina alla banca a cui si ispira il film, Carlo Lizzani porta sul grande schermo:

“Banditi a Milano” primo esempio di instant-movie del cinema italiano, diretto con grande sicurezza, utilizzando una calligrafia filmica che inchioda lo spettatore alla visione, oscillando in perfetto equilibrio tra la ricostruzione documentaristica e i toni drammatici degli eventi della action-movie,. inaugurando la fortunata stagione del  “poliziottesco”.

La sceneggiatura non va al di là di una sorta di canovaccio, Lizzani attinge direttamente dalla cronaca dei fatti raccontata dai quotidiani, aprendo la pellicola come un reportage sul dilagare della malavita milanese dell’epoca.

Il personaggio del commissario della Squadra Mobile di Milano, interpretato da Tomas Milian, fa da filo conduttore degli eventi, attraverso il quale regista, mediante l’uso di flashback ricostruisce il drammatico pomeriggio del 25 settembre 1967, con l’arrivo della banda Cavallero in piazza Castello, punto d’arrivo e partenza dei servizi autostradali.

Dopo venti minuti di stampo giornalistico il film ingrana la marcia grazie ad un ritmo serrato, dal montaggio adrenalinico, che non dà tregua allo spettatore che vive uno dei più straordinari inseguimenti automobilistici della storia del cinema, tra le vie di milano, a partire da Largo Zandonai, zona fiera dopo la rapina, per attraversare Piazzale Lotto, Piazza Stuparich, il cavalcavia Bacula, noto come Ponte della Ghisolfa, Piazza Firenze, Corso Sempione, Arco della Pace.

Una cronaca lucida e spietata raccontata in un’ opera cinematografica dominata dalla presenza di Gian Maria Volonté, già attore in divisa da guerrigliero, nei panni di Pietro Cavallero.

Carlo Lizzani tornerà a girare a Milano nel 1976, ispirandosi ad un altro fatto di cronaca nera, durante gli anni di piombo, tra gli scontri di bande giovanili di estrema destra e sinistra in:

“San Babila ore 20:00 un delitto inutile”.

 

Ma questa è un’altra storia…

“A ben Arrivederci”

Joe Denti

 

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